Veltroni, altra contestazione Fischiato dai socialisti
Non dimentica il popolo socialista. E in questa fase sembra avere anche una scarsa propensione al perdono. Gli applausi, pochi o nulli, arrivano solo quando il segretario dei Democratici cita il «dialogo». Per il resto sono tanti fischi e qualche classico «buuù». Un precedente così capitò solo nel 1984 a Enrico Berlinguer, dell'allora Pci, che fu fischiato per poco anche da Bettino Craxi. «A differenza di altri - dice Veltroni - che hanno mandato delegati, io sono qui di persona perché ho rispetto del vostro congresso», dice ricordando altri momenti in cui alle assemblee di sinistra si è fischiato: «Io non le rimpiango». E mentre in platea molti continuano a mormorare spiega «le ispirazioni di una scelta». Una nuova bordata di fischi è però arrivata quando l'ex sindaco ha sottolineato «la provenienza di una storia complicata e articolata ma che ha radici comuni». Il passaggio non piace ai socialisti, ma Veltroni senza interrompersi aggiunge: «La nostra storia è fatta di lotte sindacali e di esperienze rappresentate dalla lotta partigiana». Ma l'assemblea di Montecatini non è sembrata propensa ad aprire le porte al segretario. E l'altra ondata di fischi è scattata quando Veltroni ha affrontato il tema dei rapporti con l'Italia dei valori. L'ex sindaco è costretto ad uscire dagli argini, per alzare lievemente il tono della voce e spiegare: «Non può essere che Di Pietro diventi nemico assoluto quando ci si è governato insieme. Gli italiani non capirebbero». Certo, per Veltroni è chiaro che la sua e quella dell'Idv «sono due opposizioni diverse. Il nostro obiettivo è costruire un nuovo centrosinistra, che parta dalle questioni sociali. Certi toni sono quelli che vuole Berlusconi». A proposito del premier. Veltroni ha detto di non sapere «se questo governo durerà cinque anni. Mi pare di poter dire che ci sono già diversi segnali positivi, perché l'opposizione sta ottenendo risultati importanti riuscendo a far si che il governo abbia atteggiamenti meno irrazionali». Ma il Veltroni del «maanchismo» è lì pronto a colpire. «Con il ritiro dell'emendamento per bloccare i processi si potrebbero creare le condizioni per un clima diverso. Come si è deciso di evitare il decreto sulle intercettazioni, così adesso credo si debba avere un senso di responsabilità. Se tolgono il blocca-processi è chiaro che il clima diventa diverso». Al contrario, ci sarà un'inasprimento generale del clima, annuncia. «Noi abbiamo fatto uno sforzo per portare l'Italia fuori dal passato, ma ci sono invece coloro che la vogliono inchiodata a un altro tempo». E nonostante abbia provato a dichiarare all'assemblea «finito il tempo del contrasto», augurandosi delle «convergenze» tra Pd e Ps («questo è il tempo del dialogo»), i fischi e i mormorii non si sono placati. Lui, Veltroni, ha detto che non si aspettava nemmono gli applausi. Ma il segretario, ora, è più solo. L'unico che non lo contesta è Bossi, che anzi, gli va in soccorso: «Veltroni ha ragione, c'è troppo bordello. Come si fa a fare le cose?». Giunto alla festa della Lega di Arcore, organizzata a 200 metri dalla villa di Berlusconi, alla domanda su cosa potrebbe far cadere il governo, Bossi ha replicato: «Non lo so. Veltroni fa il suo gioco, vuole spaventare Berlusconi».