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Mentana fallisce il colpo. E non ripiega sulla Betancourt

Mentana

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Nella mente aveva già montato le immagini del faccia a faccia con Berlusconi e pregustato i dati di ascolto. Invece niente. Legge e rilegge il comunicato di Palazzo Chigi e scuote la testa. In fondo, lo sapeva che sarebbe finita così. Il primo sentore lo aveva avuto poco prima di pranzo. Tra le mille telefonate per fissare l'orario di registrazione della puntata e organizzare al meglio l'arrivo del premier, una notizia rilanciata da Il Velino era passata quasi inosservata. A tutti, ma non a lui. La notizia era che sull'Espresso non figuravano le trascrizioni delle presunte intercettazioni telefoniche talmente «piccanti» da poter mettere in crisi il governo. «Berlusconi non verrà» - confida subito Mentana ai suoi collaboratori. Eppure il conduttore aveva preparato tutto nei minimi particolari. Una cura maniacale, come suo solito. «Confalonieri gli aveva consigliato di parlare al Paese. Così mi son detto: ci provo, possiamo fare il colpo» - aveva detto Mentana in una intervista al Corriere della Sera. Aveva assicurato tutti che non avrebbe vestito i panni di Tomás de Torquemada, il religioso spagnolo protagonista dell'Inquisizione spagnola del XVI secolo. Nei quindici anni della sua gestione del tribunale i processi furono 100.000. In media una ventina al giorno. No, Mentana voleva fare solo quello che gli riesce meglio: il giornalista. Ma non certo un reggimicrofono. Così negli studi romani di Mediaset la domanda Viene? O non viene? diventa il tormentone di un processo che termina poco dopo le 15. Mentana attacca il telefono, alza lo sguardo e sentenzia: «Non viene. Peccato». Quello che però non gli va giù è cosa accade dopo. Il direttore di Canale 5, Massimo Donelli, non vuole rinunciare a Matrix e prende corpo l'idea di fare una puntata sulla liberazione della Betancourt. Un'idea che per la verità era già nell'aria dalla sera prima durante la presentazione dei palinsesti Mediaset. Mentana si infuria. Non se ne parla. Non accetta quello che ritiene un ripiego. Voleva fare il colpo. Una volta fallito, la partita è chiusa. Con tutto il rispetto per la Betancourt. Ci vuole più di un'ora per sbollire il nervosismo. Il telefonino del conduttore è bollente ma lui non risponde. Poi viene intercettato (si fa per dire...) da alcuni colleghi giornalisti nei pressi dello studio. «Come si evince dal comunicato - spiega - avevamo invitato Silvio Berlusconi a Matrix per trattare i temi più scottanti del momento. Sarebbe stato giornalisticamente inconcepibile un incontro con il Presidente del Consiglio, da tempo assente dalla televisione, senza che venissero affrontate le questioni che campeggiano sulle prime pagine dei giornali e che sono sulla bocca di tutti in questo periodo. Per questo avevo prospettato un'intervista a tutto campo che comprendesse i temi della giustizia, delle intercettazioni, del blocca-processi, dello scontro con i magistrati, della vicenda Mills, al caso Saccà». Silenzio. Poi come suo solito chiude con una battuta: «È stato il regalo di compleanno a Veltroni». Il leader del Pd ieri ha compiuto 53 anni. E la settimana prossima sarà ospite a Matrix. Auguri.

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