La grande frenata del Cavaliere
L'ipotesi più probabile, dunque, è che si ritorni a un disegno di legge, che sarà discusso in Parlamento nei tempi previsti e tenendo conto della pausa estiva. La decisione, oltre che a causa delle già note perplessità espresse dalla Lega Nord, sarebbe maturata dopo un incontro fra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il premier ieri a Palazzo Grazioli. Sempre ieri il ministro della Giustizia Alfano (pure lui aveva avuto un incontro con il premier nella residenza di via del Plebiscito, preceduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e da Niccolò Ghedini, parlamentare del Pdl e legale del Cavaliere) aveva ribadito l'esistenza del requisito di urgenza a rendere necessario lo strumento, più veloce, del dl rispetto a quello del ddl ma aveva sottolineato: «Bisogna valutare, e lo faremo nelle prossime ore, la praticabilità parlamentare in vista della pausa estiva». Insomma serve calcolare i tempi per evitare di intasare i lavori parlamentari, nell'eventualità in cui il governo decidesse di presentare un decreto legge, che dovrà essere convertito entro 60 giorni in legge. E, a quanto pare, la valutazione è già stata fatta ieri con il risultato di decidere l'abbandono della linea dura sul decreto. Un'intenzione che si avverte anche nelle parole di Ghedini, il quale proprio sulle colonne di questo giornale afferma di credere che, alla fine, si prenderà la via del disegno di legge. Non solo. Che il clima conflittuale si stia rassenerando (Di Pietro a parte) lo si deduce anche dall'intervento del Garante per la Privacy, che invita i mezzi di comunicazione al senso di responsabilità in vista della «possibile pubblicazione del contenuto di nuove intercettazioni o di altro materiale di indagine». Il Garante «per la protezione dei dati personali - spiega una nota dell'organismo di garanzia - richiama tutti i media alla necessità di valutare con il massimo scrupolo e senso di responsabilità la sussistenza dell'interesse pubblico e raccomanda il più rigoroso rispetto delle leggi in vigore, del Codice deontologico e dei principi posti a tutela della persone». Intanto gli oppositori all'ipotesi-decreto non demordono. La Federazione nazionale della stampa italiana minaccia di scendere in piazza. E attorno al sindacato nazionale dei giornalisti fanno cerchio magistrati, editori e consumatori, così come è emerso dal dibattito «Etica e diritto di cronaca. No alle censure!», organizzato dalla Fnsi cui hanno partecipato, oltre al segretario della Federazione, Franco Siddi, anche il Presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, e il ministro della Giustizia del governo-ombra, Lanfranco Tenaglia. «Se ci sarà un decreto sulle intercettazioni scenderemo in piazza - avverte Siddi -. Il decreto è illiberale: lo pensavamo con Mastella, lo pensiamo con Alfano». Per la tutela della privacy, Siddi pensa ad un Giurì presso il Garante: «Deve includere sia esponenti dell'Ordine dei giornalisti che della società civile, ed entro tre giorni deve pronunciarsi sulle violazioni della privacy». La limitazione delle intercettazioni preoccupa anche i magistrati e gli editori. «Bisogna trovare un punto di equilibrio - dice Luca Palamara, presidente dell'Anm - le intercettazioni come strumento investigativo vanno difese. Si possono pensare a correttivi come le udienze-filtro in cui si decida le telefonate utili al processo e quelle penalmente irrilevanti». Per il direttore della Fieg, Alessandro Brignone «c'è allarme». «Siamo preoccupati - dice - anche per il sistema sanzionatorio che potrebbe mettere in ginocchio persino le imprese più sane. Bisogna far capire al governo che gli è scappata la penna». Dalla maggioranza, intanto, emergono ipotesi di compromesso. «Puo darsi che dal disegno di legge venga separata la parte relativa alla privacy e messa in un decreto - anticipa il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, con riferimento ai contenuti delle intercettazioni che non hanno rilevanza penale -. Garantisco, però - aggiunge - che al di là dello strumento utilizzato, ci sarà massima interlocuzione con le categorie della stampa italiana». A quanto pare, tuttavia, non ci sarà alcun bisogno di combattere: la guerra è finita prima ancora di cominciare.