Il Cav: "Sulle intercettazioni potremmo fare un decreto"
La misura, così, enterebbe subito in vigore per poi dover essere convertita in legge entro sessanta giorni. L'idea è del vulcanico Cavaliere, che ieri l'ha manifestata durante la sua visita a Napoli. la sua, però, non è una certezza. Ma solo un'ipotesi. «In questo momento - ha detto il premier - stiamo vivendo una situazione di emergenza, perchè siamo fuori da una società che ha comportamenti civili. Non credo che un paese possa permettersi ciò che sta accadendo e ciò che potrebbe accadere in futuro. E cioè - ha aggiunto Berlusconi - che privati cittadini sono sottratti del diritto alla privacy con interventi violenti». Ed è per questo, ha precisato il presidente del Consiglio, «che molto probabilmente ci sono i termini di necessità e urgenza per procedere non con un disegno di legge, che richiede molto tempo, ma con un decreto». «Vedremo», ha concluso Berlusconi. Parole che hanno provocato l'immediata reazione della minoranza. «La dichiarazione di Berlusconi sulla possibilità di emettere un decreto sulle intercettazioni è grave e inaccettabile», ha commentato il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. «Non è questa materia per un decreto - ha aggiunto l'esponente del Pd - perchè non ci sono i requisiti di necessità e urgenza ma è una normativa processuale complessa e delicata che richiede un normale iter parlamentare quale quello del disegno di legge. Del resto lo stesso governo ha presentato un ddl per cui l'uscita estemporanea di oggi del presidente del Consiglio è incomprensibile». Più duro, tanto per cambiarre, il leader dell'Italia dei Valori: «Lo capisco, lui più di tutti è informato sul contenuto delle intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria di Napoli. Più di tutti sa dell'urgenza imprescindibile di fare un provvedimento per evitare che tutti gli italiani sappiano chi è e cosa ha fatto», ha ironizzato Antonio Di Pietro, conversando con i cronisti alla Camera. L'ex pm ha ribadito che l'ingresso in politica del Cavaliere ha come obiettivo quello di «sfangarla sul piano processuale. Egli - ha sottolineato - necessita di un provvedimento urgente, direi ad horas. Io condivido la necessità di questa urgenza. Ovviamente noi avevamo ragione nel dire che tutti i provvedimenti urgenti riguardano l'interesse personale e non quello generale della condizione sociale ed economica dei cittadini». Intanto il disegno di legge sulle intercettazioni è stato presentato dal Governo ed è stato assegnato alla Camera e non al Senato come previsto invece in un primo momento. Non si esclude comunque che i tempi per un suo esame possano essere lunghi. Un voto definitivo potrebbe slittare anche a dopo l'estate «per colpa» del fittissimo calendario di impegni dell'Aula di Montecitorio da ora alle prese non solo con il Dpef, ma anche con l'anticipazione dei provvedimenti legati alla manovra finanziaria, il pacchetto sicurezza, il lodo Schifani e altri decreti in via di scadenza. Sempre che il ddl non si trasformi in dl, accorciando così drasticamente i tempi della sua approvazione.