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Contro Silvio persino le bombe

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La scorsa notte, alla vigilia della visita del presidente del Consiglio, due giovani in moto hanno lanciato alcune bombe artigianali nei pressi della cava di Chiaiano destinata, nei programmi del governo, a diventare la discarica dei rifiuti solidi urbani di Napoli. Gli ordigni erano tre, in tutto e per tutto simili agli altri già fatti esplodere due settimane fa nei pressi di una pattuglia delle forze dell'ordine che presidiava l'area. Bombolette di gas da campeggio collegate ad un innesco. Molto rumore e qualche danno ad un'auto della polizia. Restano comunque i dubbi sulla matrice dell'attentato. Gli investigatori minimizzano: dietro il raid non ci sarebbe nessuna strategia della tensione e nessun gruppo malavitoso, come temono in tanti. Si tratterebbe invece di giovani facinorosi, bulletti pratici della violenza, che nelle situazioni di disordine tentano di emergere mettendo la propria firma su questi piccoli attentati. Ma la preoccupazione resta alta, tanto che il deputato della Pdl Amedeo Laboccetta lancia l'allarme: «Qualcuno forse a Napoli sta cercando il morto per fermare l'azione modernizzatrice e risolutrice del governo nazionale che ha ereditato un disastro ambientale per esclusiva colpa degli amministratori di centrosinistra». «Questi delle bombe non hanno nulla a vedere con noi», protestano gli abitanti del quartiere che animano i Comitati anti-discarica. Loro hanno immaginato ben altre forme di protesta: come il «softwalking», ispirato al Mahatma Gandhi, andato in scena ieri mattina. Si tratta di passeggiare a passo lento attraversando avanti e indietro sulle strisce pedonali, col risultato pratico di bloccare la circolazione stradale senza attuare veri e propri blocchi. Una protesta che ha anche il «vantaggio» di non poter essere facilmente fermata dalle forze dell'ordine, perché non esiste un vero e proprio blocco da rimuovere ma si tratta di barriere umane «fluide», in movimento. «È una forma di protesta pacifista già attuata in diverse metropoli del mondo», spiegano gli organizzatori di Chiaiano. Ieri mattina con due autobus bianchi si sono spostati dalla periferia settentrionale di Napoli al Centro. Erano una cinquantina, guardati a vista da un inutile spiegamento di agenti in assetto anti-sommossa. Primo obiettivo, la nevralgica piazza Municipio. Poi il Porto e l'antistante via Marina. Il traffico è andato in tilt, con scene di esasperazione e qualche scintilla tra manifestanti e automobilisti infuriati. Niente cori, solo gente che passeggiava lentamente e un cartello in rima: «Attraversiamo piano piano per Chiaiano e per Marano». Tutta un'altra storia, poi, la protesta che ha accolto Berlusconi in piazza del Plebiscito: un gruppetto di disoccupati voleva far sentire la sua voce, ma è stato rapidamente disperso con modi spicci dall'ingente servizio d'ordine organizzato dalla Questura. Nel pomeriggio, cinque di questi disoccupati sono riusciti però ad aggirare i controlli arrampicandosi su una tensostruttra montata per il concerto di Zubin Mehta (previsto per stasera). Minacciavano di lanciarsi nel vuoto se Berlusconi non li avesse ricevuti. Sono stati fatti scendere e portati in Questura dopo qualche ora. La loro posizione è al vaglio dell'autorità giudiziaria. Scampolo di protesta, ancora di altra natura, nel pomeriggio ad Acerra, dove un gruppetto di No global capeggiato da padre Alex Zanotelli ha atteso il premier davanti al cantiere del costruendo termovalorizzatore. I «disobbedienti», assieme al padre comboniano, hanno diffuso volantini listati a lutto contro la realizzazione dell'impianto di incenerimento («Il termovalorizzatore è morte») ed hanno esposto striscioni di protesta rivolti a Berlusconi. Non ci sono stati momenti di tensione né attriti.

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