Napolitano insiste: "Occorre un clima sereno". Ma Di Pietro non si ferma: "Non mi scuso col premier"
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a ribadire il suo invito ai due schieramenti affinché abbassino i toni. A Capri per festeggiare i suoi ottantatre anni, il Capo dello Stato lancia un monito questa volta lapidario. Segno anche questo che il Quirinale non rimane indifferente alle questioni politiche di questi giorni. E soprattutto sul Colle non si sono perse le speranze, si sta tentando disperatamente di riallacciare il filo del dialogo. E anche in un'occasione festosa come il proprio compleanno e il ritorno sull'Isola azzurra (dove trascorse da sfollato l'estate del '43), Napolitano prova tendere la mano a entrambi gli schieramenti. Anche se le reazioni non possono essere entusiasmanti. Di Pietro risponde picche, lo sostengono invece il segretario della Dca Gianfranco Rotondi, il ministro dell'Interno Roberto Maroni e quello della Gioventù Giorgia Meloni. Stavolta Napolitano però, sotto il sole del golfo, si lascia scappare una frase che suona come un monito che non concede appelli. Tutti gli interventi del Capo delo Stato negli ultimi giorni segnalano una escalation. Se venerdì si era dedicato alla sua città, Napoli, nel disperato tentativo di farla andare sui giornale non solo per la monnezza, e giovedì si era impegnato a sollecitare più rapidità al Parlamento, mercoledì scorso Napolitano era stato già netto: no a una «deleteria contrapposizione» tra politica e giustizia, che rappresenterebbe «un danno per tutti». «Io non dissimulo la mia forte preoccupazione. Non sono in grado, purtroppo, di fare alcuna previsione», aveva sottolineato. E aveva ricordato: «Il mio ruolo è quello, come si dice spesso, di moral suasion. Spesso equivale a lanciare dei messaggi nella bottiglia non sapendo chi vorrà raccoglierli. E bisognerebbe che li raccogliessero tutti perché abbiano effetto». E ancora più deciso era stato domenica 22, quando non si era limitato a parlare e aveva avuto un colloquio con Nicola Mancino per frenare le polemiche sulla bozza del Csm. In mezzo, l'inquilino del Colle non ha abbandonato i suoi due «pallini»: Napoli, di cui si è accenato, e l'Europa, la nuova Unione Europea, il trattato che stenta a decollare. Sempre più spesso, però, è stato richiamato dall'attualità della politica interna che è stata sempre più infiammante. Anche ai primi fuochi, il presidente della Repubblica aveva provato una sorta di mediazione. Era accaduto all'inizio di giugno quando si stava ventilando l'ipotesi di un interveto sulle intercettazioni telefoniche. Eppure proprio Napolitano il 12 giugno, tre settimane fa, era arrivato a sbilanciarsi in un colloquio con George Bush in visita a Roma. E aveva fatto notare come in Italia si è stabilito nella politica interna un rapporto più costruttivo. Almeno con gli Stati Uniti.