Ci eravamo illusi, all'indomani del responso elettorale, che ...

Infatti, dopo il 14 aprile è incominciato un lavorìo finalizzato alla destabilizzazione del quadro uscito dalle urne che ha sorpreso tutti coloro i quali avevano scommesso sul confronto tra le parti quale presupposto per attuare finalmente quelle riforme strutturali indispensabili alla modernizzazione del sistema. In Parlamento il radicalismo diepietrista ha fatto vacillare il Pd che oggi, per inseguirlo, è costretto con Veltroni a chiudere le porte al dialogo con la maggioranza, senza avvedersi che questa dichiarazione di ostilità lo porta a sconfessare il suo progetto e ad annullare il suo partito quale soggetto riformista. Fuori dalle aule parlamentari si usano ben altri strumenti, assai più devastanti, per creare un clima di sfiducia, un caos morbido il cui obiettivo è la delegittimazione totale del voto espresso dagli italiani. La pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e soprattutto la «non pubblicazione» di quelle che, si dice, potrebbero venir fuori ai danni di Berlusconi, sono gli episodi più inquietanti di una vera e propria guerra all'interno delle istituzioni i cui esiti potrebbero mettere in ginocchio il Paese. Ad essi va aggiunta l'indisponibilità di una parte della classe politica e di settori minoritari ma significativi della magistratura a riforme che rientrano a pieno titolo nella legittima difesa delle massime cariche dello Stato a non farsi mettere sotto accusa per poter esplicare il mandato conferitogli dagli elettori, come avviene altrove. Tutto questo, insieme alla preconcetta «inimicizia» dichiarata dalla sinistra alla maggioranza che sostiene il governo, rendono l'Italia una sorta di campo di battaglia dove si sta consumando una vera e propria ordalia politica. Il Grande Fratello s'è messo all'opera ed oggi i tessitori della delegittimazione cercano di raccogliere i frutti di tanto zelo. Via, dunque, alla propalazione di brandelli di vita privata, scampoli conversazioni telefoniche di nessun rilievo, insinuazioni ed ammiccamenti moralistici che dovrebbero scuotere il Paese e fargli assumere connotazioni giustizialiste finalizzate alla cacciata del Caimano. Così la sinistra agonizzante, raccolta in quel che resta del Pd (sembra un miserabile 28%), cerca di sopravvivere aiutandosi con il fango prodotto in quantità industriale dal circo mediatico-giudiziario e con l'ossigeno del radicalismo dipietrista inventato da un «genio» che immaginava di servirsene, mentre sta per esserne fagocitato. Affari loro, si potrebbe dire. Purtroppo sono anche affari nostri, poiché la barbarie che dispiega la sua ombra sulla società italiana non può lasciarci indifferenti. Non ci resta, dunque, che sperare nella capacità della maggioranza di reagire politicamente e nel rigore del governo di predisporre strumenti a tutela della legalità e della libertà dei cittadini.