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Sul lodo-Schifani opposizione in ordine sparso

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Il Pdl, però, ha tutta l'intenzione di andare avanti. Il lodo, sostiene il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, è volto a «evitare un uso strumentale della giustizia, che purtroppo in Italia si verifica a danno di Silvio Berlusconi». E, a questo proposito, Gasparri se la prende con i magistrati politicizzati sostenitori della sinistra: «Basta con i militanti di Veltroni vestiti da giudici. Vogliamo una giustizia che colpisca il crimine, non che faccia operazioni politiche». Le reazioni negative, a giudizio del portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone, sono soltanto l'ultimo tentativo di difendersi della «casta giudiziaria». «Spiace che i garantisti di sinistra - aggiunge - siano ormai ammutoliti e assorbiti dalla chiassosa curva manettara e giustizialista che sembra farsi largo anche nel Pd». Ma gli argomenti del centrodestra non hanno effetto sulla linea dei democratici, che restano contrari alla legge sull'immunità, almeno nei termini in cui è stata presentata dal governo: il Pd potrebbe accogliere il lodo, ma solo a patto che fosse approvato con una legge costituzionale ed entrasse in vigore per la prossima legislatura. È il solito Di Pietro a pronunciare le parole più dure per criticare il lodo bis: «Berlusconi sta utilizzando tutto questo tempo in Parlamento per farsi le leggi che servono a lui, e soprattutto una legge che gli permette di non essere più processato, manco fosse il Padreterno». L'Idv resta sulla linea del referendum, che sarà immediatamente chiesto non appena il lodo, definita dalla dipietrista Silvana Mura «legge-pernacchio», sarà definitivamente approvata dal Parlamento. Più articolato il giudizio del leader del'Udc Pier Ferdinando Casini: «Il vero scandalo non è il lodo Schifani. Se si torna alla demonizzazione del Caimano non si è capito nulla. Io voglio fare un'opposizione che eviti a Berlusconi di avere alibi e lo metta di fronte alle proprie responsabilità di governo».

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