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E ora slitta la stretta sulle intercettazioni

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Una posizione ribadita anche nella riunione del Consiglio dei ministri, chiamato ad approvare il «lodo Schifani bis». Difficilmente però l'indicazione del premier potrà tradursi in atti concreti prima dell'estate. Il disegno di legge sulle intercettazioni, approvato dal Cdm il 13 giugno, infatti, non è mai stato trasmesso al Parlamento. La causa del ritardo di ben due settimane, spiegano diversi esponenti della maggioranza, è soprattutto la presa d'atto del rischio di un vero ingorgo parlamentare, con una pioggia di provvedimenti ad intasare il lavoro delle Camere. Il ddl, spiegano nel Pdl, non subirà nessun inasprimento per evitare di riaprire la polemica con la Lega e, per quanto riguarda la pubblicazione delle ultime intercettazioni che coinvolgono il Cavaliere e l'ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, gli esponenti del centrodestra sono i primi a ribadire che, anche con il disegno di legge in vigore, i verbali sarebbero stati pubblicati. Il provvedimento arriverà all'esame del Parlamento a settembre, con la ripresa dei lavori, perché ora per governo e Pdl le priorità sono altre: decreto sicurezza e «lodo Schifani bis» innanzitutto. A ribadire però la «bontà» del ddl è il ministro della Giustizia Angelino Alfano che, prendendo spunto dagli ultimi fatti che riguardano Berlusconi, si dice convinto della «ratio politica» del provvedimento. Intanto, nella maggioranza si rafforza la convinzione della necessità di norme più rigorose. È l'auspicio, ad esempio, del capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, convinto che il provvedimento sia «la risposta all'uso strumentale delle intercettazioni». Francesco Nitto Palma, sottosegretario all'Interno, non esita invece a definire «singolare» la tempistica con cui siano state pubblicate le intercettazioni in cui è coinvolto il Cavaliere. «È singolare - dice - che a fronte di una polemica apertasi tra autorità politica e magistratura nei confronti di un provvedimento giusto come la sospensione per un anno di processi destinati alla prescrizione, escano, guarda caso, le intercettazioni». Per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, invece, il provvedimento dovrebbe essere «ancora più duro». Che occorra una regolamentazione delle intercettazioni, soprattutto per quanto riguarda la loro pubblicazione, è anche l'opinione del Pd, ma non come chiede il governo. «I magistrati devono poter fare tutte le intercettazioni che ritengono necessarie ai fini delle indagini», mette in chiaro Walter Veltroni, «ma noi siamo perché non finiscano sui giornali e per salvaguardia della privacy dei cittadini». L'opposizione è disposta a discutere ed Anna Finocchiaro definisce anche il punto di partenza: il disegno di legge dell'ex Guardasigilli Clemente Mastella. «È un'ottima base», dice il capogruppo del Pd al Senato. Un invito alla prudenza arriva invece da Paolo Gentiloni. Il rischio che vede l'esponente del Pd è quello di una «strumentalizzazione. La discussione sul proposito di limitare fortemente le intercettazioni - osserva - a mio avviso contiene elementi di pericolosità». Intanto oggi a Venezia si terrà la prima manifestazione pubblica contro il ddl promossa dall'Unione Nazionale Cronisti Italiani, d'intesa con Fnsi e Ordine dei giornalisti. L'iniziativa, sottolinea una nota dell'Unci, nasce «per difendere il diritto dei cittadini a essere informati sulle indagini giudiziarie che il ddl vuole impedire per anni». Dei 18 articoli del disegno di legge, sottolinea l'Unci, «solo il 17/o riguarda veramente nuove norme sulla riservatezza dei dati. Tutti gli altri sono stati pensati per impedire ai giornalisti di scrivere». La manifestazione comincerà alle 9 al mercato di Rialto di fronte al Tribunale, dove saranno distribuiti volantini. Quindi un corteo raggiungerà Piazza San Marco con uno striscione su cui compare la scritta «No ai bavagli, sì al diritto d'informazione». Dopo Venezia i giornalisti scenderanno in piazza il 19 luglio a Milano e, successivamente, a Forlì, Latina, Firenze. Mentre la Fnsi ha organizzato a Roma per il 2 luglio un dibattito pubblico dal titolo «Etica e diritto di cronaca. No alle censure!».

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