Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Le modifiche al Lodo non placano lo scontro

Montecitorio

  • a
  • a
  • a

Parliamo del cosiddetto «lodo Schifani bis», ribattezzato così perché rispetto al primo è stato modificato allo scopo di non rischiare la bocciatura (già avvenuta nel 2004) da parte della Corte Costituzionale e prevede, tra l'altro, la sospensione dei procedimenti penali per quattro e non cinque cariche dello Stato. Il Cdm è convocato alle nove. Ma all'ordine del giorno il «lodo» non c'è. Un «giallo» che ha provocato polemiche fra opposizione e maggioranza. «È sconcertante vedere come sia stato inserito nel calendario della Camera per il 28 luglio un provvedimento, il cosiddetto lodo Schifani, di cui si parla solo sulla stampa e del quale, al momento, non si trova traccia neanche sull'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani - ha dichiarato il segretario d'aula del gruppo Pd Roberto Giachetti - E così che si risponde alla questione dell'ingorgo sollevata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?». Poco più tardi, al termine della Conferenza dei capigruppo della Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha confermato che, malgrado il provvedimento non sia stato inserito nell'odg, il disegno di legge verrà varato oggi a Palazzo Chigi. Una volta licenziato dal governo, il «lodo-bis» sarà esaminato a Montecitorio il 28, 29, 30 e 31 luglio, come ha deciso la conferenza dei capigruppo della Camera chiamata a definire il calendario dei lavori di luglio. La conferenza ha inoltre stabilito che la discussione sul decreto sicurezza comincerà in assemblea martedì 9 luglio e terminerà venerdì 11. Lunedì 14 sbarcherà invece in aula il decreto-legge sulla manovra finanziaria. Martedì prossimo si terrà il voto finale sul decreto per il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie. Il disegno di legge sull'immunità per le alte cariche dello Stato proposto dal Guardasigilli Angelino Alfano comprenderà più articoli e salvaguarderà dai processi e dalle indagini il capo dello Stato, il premier e i presidenti di Camera e Senato. Varrà soltanto per la durata dell'incarico, ma si applicherà ancora qualora si acceda a una delle altre quattro alte cariche. La sospensione dei processi e delle indagini - una volta approvato dal Parlamento il ddl - sarà immediata, ma il «beneficiario» se vuole potrà rinunciarvi. Nella stesura del ddl si è tenuto conto dei rilievi fatti dalla Corte costituzionale nel 2004, quando bocciò il «lodo Maccanico» e al ministero della Giustizia, che si sono avvalsi anche del parere di esperti costituzionalisti, ritengono di aver superato ogni problema di incostituzionalità. Intanto non si placa lo scontro politico sul provvedimento, considerato dalla minoranza «ad personam», cioè fatto su misura per evitare a Berlusconi di dover affrontare il processo Mills. «Il Governo rimuova il macigno delle norme che bloccano i processi, per il 95% dei reati con l'obiettivo per bloccarne uno solo, dopodichè si potrà aprire un confronto sul lodo senza pregiudizi, perchè non è scontato il giudizio che noi daremo», avverte il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro. Più duro l'Idv: «Ci opporremo alla richiesta di immunità e impunità verso le più alte cariche dello Stato sia fuori che dentro il Parlamento. Inizieremo con la manifestazione organizzata per l'otto luglio a piazza Navona in cui faremo sapere ai cittadini l'utilizzo privato e strumentale che questo governo fa delle sue funzioni», rincara la dose il leader del partito Antonio Di Pietro. «Questo Parlamento - attacca Di Pietro - è diventato di dipendenti dove chi viene eletto, viene eletto non perchè ottiene la fiducia dei cittadini, ma perchè imposto dalle segreterie dei partiti si sta adagiando ad accettare questa dittatura dolce che è ormai alle porte». Replica il capo dei deputati leghisti Roberto Cota: «Bossi ha ragione, è utile abbassare i toni, noi dobbiamo concentrarci nel dare delle risposte ai cittadini attraverso l'azione di governo che fino ad oggi sta andando molto bene». Quanto alle norme per sospendere i procedimenti, per l'esponente del Carroccio «si tratta di stabilire che quando si governa si possa governare e per un certo periodo non si debba subire questo tipo di interferenze da parte della magistratura, poi alla fine è giusto che si venga processati, come succede negli altri Paesi che hanno introdotto questo tipo di misure».

Dai blog