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E ora si accelera sulle riforme. Finio e Schifani dettano i tempi

L'aula del Senato

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A quanti nell'opposizione hanno accusato il governo di essersi concentrato sul tema della giustizia dimenticando le riforme e mettendo in crisi il dialogo, ieri è arrivata la risposta dei presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani. Fini ha incontrato Berlusconi e con il premier ha concordato l'apertura al dialogo sulle riforme. Fini intende giocarsi questa partita fino in fondo. Schiacciato finora dal protagonismo dei big di Forza Italia, il presidente della Camera vuole mandare in porto quello che veramente potrebbe essere il fiore all'occhiello della legislatura. Con Schifani ha concordato una tabella di marcia. Alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, ci sarà lo svolgimento da parte delle commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato di una serie di audizioni preliminari all'approfondimento dei temi in discussione. Il cammino dei progetti di legge di riforma costituzionale avrà quindi inizio al Senato mentre alla Camera si affronterà la revisione della legge elettorale europea. Si lavorerà anche sulla convergenza dei regolamenti delle due Assemblee parlamentari. Nascerà un Gruppo di lavoro comune alle due Giunte per il regolamento: sarà composto da due deputati e da due senatori, di maggioranza e di opposizione, per studiare una serie di possibili modifiche regolamentari «per un'armonizzazione tra i due rami del Parlamento». In questo contesto si parlerà anche del diritto di tribuna a favore delle forze politiche restate fuori dal Parlamento «pur avendo raccolto un significativo numero di voti» alle ultime Politiche. Bisognerà procedere anche con urgenza all'elezione di un giudice della Corte costituzionale (la vacanza risale al maggio dell'anno scorso). L'apertura del capitolo delle riforme non suscita commenti dall'opposizione che è tutta concentrata sul tema della giustizia. Carlo Vizzini (Pdl) presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, ha sottolineato la necessità che subito dopo l'estate parta il dialogo con l'opposizione in modo da arrivare a riforme condivise. «La Costituzione che dobbiamo riformare - ricorda Vizzini - è stata per lunghi anni patrimonio delle forze politiche senza distinzione di maggioranza ed opposizione. La Costituzione riformata dovrà avere le stesse caratteristiche ed il dibattito non potrà confondersi con quello su altre materie sulle quali nessuno può meravigliarsi se vi siano valutazioni differenti tra chi governa e chi è all'opposizione». Ma il sindaco di Torino e ministro ombra del Pd Sergio Chiamparino, riporta l'attenzione sul tema della giustizia capace di condizionare il discorso delle riforme. «Nel Pd non c'è nessuna scelta di interrompere il dialogo. Il problema quindi non è avere o non avere dialogo, bensì avere il riconoscimento reciproco della legittimità di chi governa e di chi è all'opposizione».

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