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D'Alema, il Red

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D'Alema e Veltroni

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Lo ha fatto anche ieri, alla presentazione di Red, l'Associazione dei Riformisti e Democratici collegata alla sua Fondazione Italiani Europei, e che un larga fetta degli esponenti del Partito Democratico — da Fioroni a Bindi all'area che ruota attorno a Walter Veltroni — ha visto nascere con la preoccupazione crescente che serva a riunire attorno all'ex ministro degli esteri una vera e propria corrente. Invece, sottolineano tutti i parlamentari presenti alla nascita dell'associazione, Red non lo è e non lo sarà mai. Lo ripetono nei loro interventi quasi come un «mantra» rassicurante — ma sospettosamente ossessivo — Pierluigi Bersani e Livia Turco, Francesco Boccia e Ignazio Marino, Barbara Pollastrini e Paolo De Castro. E lo ribadisce, nel suo discorso finale, anche Massimo D'Alema: «Questa iniziativa non mira a destabilizzare il Partito Democratico, deve essere interpretata come un arricchimento, una risorsa, un'opportunità in più. Il successo di Red sarà decretato dall'iscrizione di cittadini che non fanno parte del Pd, dovrà essere un luogo di confronto tra politica e cultura». E per farlo avrà anche una tv satellitare «grazie ad alcuni imprenditori che ce ne vigliono far dono». Poi ancora rivolto a chi lo accusa di voler formare una corrente camuffata da Associazione D'Alema risponde che questa è una «forma di conformismo e di pigrizia intellettuale, Red è un'iniziativa che deve essere importante per far crescere il Partito Democratico». Tutto chiarito? Quasi, perché in un passaggio lascia aleggiare il fantasma tanto evocato: «Non usate questa associazione per finalità del tutto legittime ma che non rientrano nel fine di questo progetto». Poi l'ex ministro si esibisce in una serie di perfide ironie verso chi della nuova associazione, nel Pd, ha così tanta paura. «So che ci sono sensibilità raffinitassime che non gradiscono questo nome Red, temono che si voglia ricondurre tutto sotto l'egemonia di un colore. Per me si può anche declinare l'acronimo al contrario, "Democratici e Riformisti", se è più rassicurante. Per questo ho voluto che la tessera fosse verde...». «La Fondazione ItalianiEuropei — prosegue ancora — non è nata per rompere le scatole a Veltroni. È stata fondata dodici anni fa. Lo dico per sgomberare il campo dalle stupidaggini che ho ascoltato nel dibattito di questi giorni». E la fine dell'intervento di D'Alema è un invito intriso di veleno: «Spesso incontro colleghi parlamentari del centrodestra che mi chiedono di poter partecipare ai dibattiti della Fondazione. Mi auguro che mi arrivino analoghe richieste anche dai miei colleghi del centrosinistra...». E a far capire quanto nel Pd ci sia, in questo momento, una totale contrapposizione di idee ci pensa Livia Turco, spingendosi, nel suo discorso, addirittura in una sorta di elogio di Tremonti: «È facile criticare la sua tessera sociale ma attenzione a non irriderla perché noi dobbiamo avere rispetto delle persone che non riescono ad arrivare a fine mese». Poi l'ex ministro si scalda ancora di più parlando del reato di immigrazione clandestina: «In questo momento nel clima culturale del Paese c'è molto conformismo. Quella è una legge ingiusta. Ma dove sono le associazioni, i sindacati? È mai possibile che non riescano a dire nulla? Vorrei che Red servisse anche a questo, a fare una proposta con la schiena dritta». Il Pd è avvertito.

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