Vacilla la poltrona di Veltroni
All'indomani della deludente Assemblea costituente del Pd, invita, senza mezzi termini, Veltroni a farsi da parte. In una intervista al cianuro, Parisi fa un'analisi spietata della realtà del Pd. «A fronte della pesante sconfitta elettorale ribadita anche dal 12.5% ottenuto alle ultime amministrative in Sicilia, il Pd, privo di qualità proprie, tanto è vero che continua ad andare a rimorchio di Silvio Berlusconi, incapace di cambiare linea politica, ha di fronte a sè una sola alternativa: cambiare leader». Non solo. Parisi usa espressioni di scherno verso Veltroni; lo paragona a Totò che «più prende schiaffi e più ride perchè pensa che gli schiaffi che gli han dato gli elettori siano sempre diretti al governo Prodi». L'intervista è come benzina sul fuoco, fa esplodere le polemiche interne. Veltroni rimane zitto per quasi tutta la giornata. Solo nel tardo pomeriggio, a Reggio Emilia per inaugurare la nuova sede del partito, commenta laconico: «Nessuna riposta. Non mi sorprende l'intervista. Credo che in cinque-sei mesi di lavoro, considerando la condizione molto difficile dalla quale ci siamo trovati a partire, abbiamo fatto moltissimo. Il gruppo dirigente del Pd dovrebbe rendersi conto che oggi c'è una grande forza, che non c'è mai stata e che è paragonabile, se non superiore, ad altre forze europee». E poi a chi reclama iniziative dirompenti manda a dire che «non ci faremo prendere dalla sindrome della spallata, la nostra strategia è di maggiore respiro». A difesa di Veltroni scende in campo Giorgio Merlo: «La ricetta di Parisi mi sembra dettata più dal rancore che non da un attento e pacato ragionamento politico. L'unica cosa che serve al Pd, oggi non è quello di organizzare le solite trappole per liquidare il segretario ma, al contrario, rafforzare la leadership». Beppe Fioroni, responsabile organizzazione del Pd, mette in guardia dal rischio delle polemiche interne: «Berlusconi ha interesse alla rissa mentre al Pd è dannosa. Senza Veltroni Ds e Margherita sarebbero nelle stesse condizioni della sinistra massimalista». Ma l'ex deputato dei Ds Giuseppe Caldarola non se la sente di ignorare la posizione espressa da Parisi. «Il Pd può fare due cose: ignorare l'intervista di Parisi, rischiando di morire per asfissia, o affrontare onestamente ciò che ha detto, senza finzioni o ambiguità». Secondo Caldarola, quella di Parisi, «è un'intervista drammatica ma sincera di una persona per bene, che è delusa dal corso degli eventi che si stanno consumando nel partito che ha contribuito a fondare». Ma per Ermete Realacci la questione del cambio di leadership non si pone. «È stata respinta dalla maggioranza del partito. Veltroni sin dall'inizio ha posto all'ordine del giorno la possibilità di un congresso. Se ci fosse un massa critica di dissenso sufficiente l'ipotesi sarebbe in campo; infatti ci vguole un minimo di consenso alla richiesta di un cambio di linea e di leadership. Ma il congresso non è stato convocato perchè nessuno ha detto quello che sostiene Parisi».