La Lega teme la fine del «tavolo segreto»
Proteste che pesarono nel successivo referendum di conferma per la riforma, che dunque venne bocciata dagli elettori. Stavolta Bossi ha scelto un'altra strada, di dialogo con il Pd nel tentativo di arrivare a un testo quanto più condiviso possibile. Se i cambiamenti, infatti, saranno varati dal Parlamento con una maggioranza superiore ai due terzi non sarà necessaria la consultazione popolare come avvenne due anni fa. Ed è proprio per questo che una trattativa silenziosa va avanti da alcune settimane. Un vero e proprio tavolo segreto tra uomini della Lega, guidati da Roberto Calderoli, ed esponenti el Pd. Un tavolo il cui lavoro rischia di essere compromesso dal dialogo. Almeno questo è il timore di Umberto Bossi che, in un'intervista a Repubblica, alza la voce: «È un male che si sia strappata la tela del dialogo con l'opposizione. Ed è un grosso rischio, soprattutto adesso che si deve votare il federalismo. Non vorrei che, con il clima che si è creato, e non certo per colpa della Lega, dall'altra parte ci mettessero il bastone tra le ruote, che facessero ostruzionismo sulla cosa alla quale teniamo più di tutto». «Il clima che si è creato non è affatto positivo. Non va bene per niente - aggiunge il leader del Carroccio -. Aver lacerato la dialettica con il Pd in questa fase è stato un errore. E sono anche preoccupato, il momento è decisivo. Stiamo per portare in aula il federalismo, e cioè la ragione sociale della Lega, la nostra missione. Fin dall'inizio della legislatura abbiamo invocato e caldeggiato il dialogo con il centrosinistra: perché è importante per fare le riforme. Da parte nostra sono sempre arrivati segnali distensivi, inviti a parlare, a fare le cose insieme». «Sui magistrati, a questo giro, Berlusconi ha ragione - sottolinea il Senatur -. Il problema è che lui poi esagera un tantino, è troppo ossessionato da queste cose». Bossi interviene anche sul caso dei voti contrati del suo partito al decreto rifiuti e rassicura: «La Lega fa sempre quello che dico io. Comunque è tutto sotto controllo. Noi sui rifiuti volevamo semplicemente un prestito. Siamo stati coerenti. E poi sì, bisognava lanciare un segnale...». E tranquillizza anche sul fronte europeo, perché in merito al sì alla ratifica del Trattato di Lisbona, Bossi sottolinea che «lo abbiamo fatto per senso di responsabilità e perché non vogliamo scherzi sul federalismo. Comunque avere votato sì non significa che benediciamo questa Ue. Al contrario. L'Europa va cambiata radicalmente. E la ricetta ce l'abbiamo. L'ha studiata il mio ministero, è pronta. Voglio cambiare la legge elettorale europea. I rappresentanti per il Parlamento europeo devono essere votati a livello regionale. Solo così l'Europa può essere espressione delle Regioni e non del centralismo degli Stati e della burocrazia. È così che la intendiamo noi. Nei prossimi giorni andremo a parlarne al presidente Napolitano». Ma dall'altro campo arrivano segnali rassicurati. Perché in un'altra intervista, questa volta al Giornale, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e ministro ombra per le Riforme, fa sapere: «Il dialogo per le riforme tra maggioranza e opposizione dovrebbe andare avanti, e Veltroni dovrebbe continuare «sulla strada che aveva intrapreso». Anzi, si spinge anche e chiede di tenere separati i campi: «Se Berlusconi fa una legge ah hoc sui processi - dice Chiamparino - si protesta contro quella legge, punto. Ma se fino a ieri si è detto, come si è fatto, che bisognava portare avanti un dialogo sulle riforme nell'interesse del Paese... Bisognerebbe continuare a incalzare perché ci sia». Chiamparino quindi attacca: «Tutti questi cambi di rotta, personalmente non mi convincono».