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Italo Bocchino, vicecapogruppo vicario del Pdl, avverte: «È ...

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Il comportamento del Csm è dunque «di grande gravità, ai limiti della costituzionalità - insiste Bocchino - perché nel corso dell'esame il Parlamento discute un testo e può anche modificarlo. Solo dopo il via libera definitivo la Corte Costituzionale può esprimere una valutazione, non certo il Consiglio superiore di magistratura». Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e deputato del Pdl, rilancia: il Consiglio Superiore della magistratura, «o almeno una parte di esso, vuole o tenta di avere un ruolo politico, soprattutto quando è al governo il centrodestra». Insomma, adesso a finire sotto accusa è tutto Palazzo dei Marescialli. L'indiscrezione fatta circolare dai due relatori della bozza di parere sul blocca processo è diventato un boomerang. Perché quello che era soltanto un testo provvisorio, che ancora doveva essere portato all'attenzione della sesta commissione e quindi - in caso di approvazione - all'intero plenum, è comunque stato percepito come un provvedimento dell'intero organo di autogoverno della magistratura. Discutible del merito. Quasi censurabile nel metodo perché il Parlamento, ovvero il potere legilativo, sta ancora esaminando il provvedimento mentre il Csm, ovvero il potere giudiziario, interviene a criticarne l'operato. Un corto circuito istituzionale che Michele Saponara, ex deputato di Forza Italia e oggi membro laico del Csl, prova a sdrammatizzare: «Non c'è nessun parere del Csm. Il comunicato del Quirinale mi dà ragione. Sull'emendamento devono ancora confrontarsi sia la Commissione sia il Plenum». Quindi ribadisce che non è tutto l'organo a dover esser crticato: «I relatori Pepino e Roia hanno avuto l'incarico di elaborare un documento - sottolinea Saponara, componente della sesta commissione, che oggi comincerà l'esame della bozza -. In teoria il parere che potrebbe scaturire dalla discussione della Commissione potrebbe essere diverso». Il consigliere osserva: «Dovremo anche discutere fino a che punto possiamo affrontare il problema della costituzionalità della norma. Il Csm ha compiti più definiti e limitati relativi al funzionamento del sistema giudiziario. È inevitabile che ci si allarghi ma non ci si può sostituire al Parlamento e alla Corte Costituzionale». E un altro membro del Csm, Gianfranco Anedda, anch'egli ex deputato (in questo caso An) osserva: «Da qualche tempo, non voglio dire da aprile, i magistrati dicono no a qualunque iniziativa del governo. È un atteggiamento di pregiudiziale contrarietà». «In questo clima - osserva Anedda riferendosi ai lavori della commissione che si riunirà per valutare il documento - è chiaro che, salvo sorprese, ci sarà una spaccatura». «I magistrati - sottolinea Anedda - hanno rotto il clima di serena collaborazione, anche se talvolta di contrapposizione come è giusto che sia, che si era creato nel Csm secondo gli auspici del Capo dello Stato».

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