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Interviene il Colle, Mancino si rimangia tutto

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Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino sale al Colle e dopo un colloquio con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano smorza i toni; «precisazione» che viene ufficializzata attraverso un comunicato del Quirinale. Una nota dalla quale si può desumere anche la posizione del Capo dello Stato su questa materia: ci sono processi istituzionali aperti e dunque non è corretto tirare le conclusioni in anticipo, esprimere valutazioni preventive; dal Colle arriva quindi uno stop a giudizi che rischiano di diventare delle fughe in avanti. Un richiamo indiretto al rispetto dell'autonomia di questi processi. Dello scontro istituzionale a Napolitano, impegnato a Lione con gli Stati Generali d'Europa, d'altro canto era giunta l'eco; così, quando ieri mattina tornato a Roma ha aperto i giornali ha subito chiamato Mancino. Prima il colloquio, e poi la decisione di rendere pubblica la precisazione con una dichiarazione del vicepresidente del Csm. «Un importantissimo contributo di chiarezza e serenità», sottolinea il Guardasigilli Angelino Alfano. Certo, questo non vuol dire che il Cavaliere abbia intenzione di retrocedere di una virgola nella sua battaglia contro le toghe politicizzate; i suoi uomini sono a lavoro per limare il «Lodo-Bis» (la norma che sospende i processi per le più alte cariche dello Stato), anche se non è ancora certo che il provvedimento riesca ad arrivare sul Consiglio dei ministri di questa settimana. Il Cavaliere tira dritto dunque; a essere in forse è però l'idea di fare una pubblica «requisitoria» contro lo «strapotere» dei magistrati, come annunciato venerdì da Bruxelles. Il Cavaliere tornerà nella capitale solo domani e la decisione non è ancora presa, ma l'intenzione prevalente - si ragiona in ambienti parlamentari del Pdl - è di lasciar correre; la forza delle parole usate dal Cavaliere a margine del Consiglio europeo ha infatti già dispiegato i suoi effetti. La polemica fra gli schieramenti prosegue intanto senza sosta. E ciascuno legge gli avvenimenti secondo la propria ottica. La maggioranza gradisce il tentativo di Mancino di abbassare i toni. Il vicepresidente del Csm spiega infatti come non solo non vi sia un parere definitivo del Plenum ma come anche sulla bozza che oggi sarà all'esame della VI commissione non via sia ancora accordo tra i due relatori. Ma Di Pietro non molla e attacca. Subito manifestazioni di piazza per denunciare quella che definisce «un'emergenza democratica»; poi «un grappolo di referendum» per annullare le leggi del Berlusconi quater e infine una certezza: dal Csm non è arrivato alcun passo indietro : «Semplicemente è uscito dal cuore di qualcuno ciò che è nella ragione e che verrà confermato al Csm». Più morbido il Pd, che oggi con Walter Veltroni non lancia alcun affondo ma solo un auspicio: «Mi piacerebbe - dice il leader dei Democratici - che in Italia il governo parlasse di meno delle vicende che riguardano il presidente del Consiglio e un pochino di più di quelle che riguardano milioni di italiani».

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