Silvio e quell'idea d'Europa in cui contano gli Stati
Sogna cioè un primato delle singole capitali che non esiste più; e in questo non è completamente solo. Eppure, al termine del Consiglio europeo che sancisce il suo ritorno in Europa, si ritrova punta di diamante di uno schieramento che - se esiste - al momento non lo segue. Praga, ad esempio, non entra in scia. Eppure, il Presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus è stato l'unico tra i 27 che, in questa settimana, si sia affrettato a dire e ribadire: «Dopo il no irlandese il trattato è morto». Oppure Parigi. Anche Nicolas Sarkozy invoca per i governi nazionali più poteri; ma si guarda bene - lui che pure chiede una supervisione politica alle scelte della Banca Centrale Europea - dall'attaccare le istituzioni in quanto tali. Preferendo polemiche puntuali, come quella con il Commissario al commercio Peter Mandelson accusato di aver gestito in maniera troppo liberista i negoziati al Doha Round. Per non parlare, poi, di Londra. Tradizionalmente euroscettica, storicamente atlantista, la Gran Bretagna dovrebbe privilegiare il neo inquilino di Palazzo Chigi. Eppure, un previsto incontro bilaterale tra Silvio Berlusconi e Gordon Brown è stato annullato all'ultimo momento. Ufficialmente, i due si sono parlati brevemente a margine della consueta «foto di famiglia». Evidentemente, non avevano molto da dirsi. Insomma, nel suo tentativo di assicurare maggiori poteri alle capitali per dare vita a un'Europa più concreta ed efficace, concetto che sviluppa il termine "drizzone", il Cavaliere non sarebbe solo, ma alla fine si ritrova solo. Così come nei suoi attacchi alle istituzioni comunitarie, e ai loro protagonisti. In primis, i Commissari europei, che per il Presidente del Consiglio «parlano troppo». Dai conti pubblici ad Alitalia, dalla emergenza spazzatura al caso delle mozzarelle alla diossina, per finire con l'immigrazione clandestina, la sala stampa della Commissione risuona spesso di critiche nei confronti del Bel Paese. «Previsioni, suggerimenti ed attenzioni che appaiono un giorno sì e l'altro no sui giornali di tutta Europa e che non creano reazioni positive» dice il presidente del Consiglio. Servirebbe più ordine, sembra suggerire. Un attacco sufficiente a far reagire José Manuel Barroso, che pure appartiene allo stesso Ppe, e che sta lavorando per la propria rielezione. Il Presidente della Commissione risponde senza mezzi termini: «La Commissione europea è indipendente dai governi, deve restarlo e vi garantisco che tale resterà. Di certo, non è un segretariato delle singole capitali». E così, è scontro. Silvio Berlusconi era arrivato nella capitale europea dicendo: vado a ricostruire l'Europa. L'ha lasciata affermando: adesso che sono arrivato io, la musica è cambiata. Ma non è detto che lo spartito piaccia.