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L'ira dei magistrati «Ora basta insulti»

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Se Berlusconi attacca, l'Anm non si difende solamente, ma attacca più forte. Cascini stavolta sbotta. Qualifica quelle del premier come «aggressioni verbali», «insulti», rispetto ai quali «non si può rispondere in alcun modo, perché noi abbiamo rispetto per le istituzioni», dice come a far intendere che invece il Cavaliere non è uno che dà proprio del Voi alle istituzioni quando le rivolge la parola. Il segretario dell'Anm ricorda che appena qualche giorno fa il sindacato delle toghe aveva riaffermato il principio che «chi governa il Paese non può denigrare e delegittimare i giudici e l'istituzione giudiziaria», pena compromettere la credibilità delle istituzioni e l'equilibrio tra i poteri dello Stato. L'aveva fatto anche in occasione della lettura da parte del presidente del Senato Renato Schifani, della lettera spedita dal premier al numero di Palazzo Madama. Lo sfogo dell'associazione non si è placato, per tutta la giornata. Silvio Berlusconi ha detto che la prossima settimana, in una conferenza stampa, parlarà di tutti quei giudici e pm che compromettono la validità del voto popolare e che Berlusconi stesso considera infiltrati nel potere giudiziario, per potere interferire negli affari dello Stato. Così, dopo qualche ora dalle prime dichiarazioni, l'associazione dei magistrati decide di rivolgersi direttamente al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: i vertici chiedono di essere ricevuti dall'autorità che rappresenta anche la presidenza del Consiglio superiore della magistratura. Il sindacato, spiegano, «vuole incontrare il presidente della Repubblica, garante della legalità costituzionale» per «poter rappresentare - spiegano il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini - le nostre più vive preoccupazioni». Nella richiesta ufficiale, i vertici dell'Anm ricordano come, già nei giorni scorsi, «in una lettera indirizzata al presidente del Senato, il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha rivolto accuse gravissime nei confronti del presidente del collegio giudicante e del pubblico ministero del processo che lo vede imputato a Milano di corruzione in atti giudiziari», mentre ieri, «da notizie stampa, apprendiamo - aggiungono Cascini e Palamara - che il presidente del Consiglio dei ministri, nel corso di pubbliche dichiarazioni rese a Bruxelles, ha nuovamente reiterato le accuse nei confronti dell'intera istituzione dichiarando "di voler denunciare la magistratura che vuole sovvertire la democrazia ed annunciando per la prossima settimana una conferenza stampa nella quale denuncerà iniziative di pm e giudici che, infiltrandosi nel potere giudiziario, vogliono sovvertire il voto"». Dunque, in uno Stato democratico, rilevano Palamara e Cascini, «riteniamo che ogni imputato possa difendersi con tutti gli strumenti del diritto e con la critica pubblica», ma «chi governa il Paese - ribadiscono - non può denigrare e delegittimare i giudici e l'istituzione giudiziaria anche se è in discussione la sua posizione personale». Secondo l'Anm c'è il rischio che i cittadini perdano fiducia nell'istituzione e un sistema inteno possa essere minato. Tali «attacchi», hanno proseguito i vertici del sindacato delle toghe, «ci allarmano e ci preoccupano» perché «rischiano di minare alla radice la credibilità delle istituzioni e di compromettere il delicato equilibrio tra funzioni e poteri dello Stato democratico di diritto».

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