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Veltroni prova a zittire le correnti

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D'ora in avanti tutto verrà deciso pluralmente. Il primo esempio del «nuovo corso» arriverà oggi quando, nei padiglioni 7 e 8 della nuova Fiera di Roma, l'Assemblea nazionale dovrà eleggere la nuova direzione del Pd. Centoventi posti (più 29 membri di diritto) che verranno divisi, manuale Cencelli alla mano, tra le varie anime del partito. Come questo avverrà non è ancora chiaro. Proporre ai 3.000 dell'Assemblea un pacchetto «prendere o lasciare» sarebbe controproducente a livello di immagine, così si lavora alla ricerca di una soluzione. Sarà forse per questo che, ieri, un po' tutti hanno utilizzato giornali, televisioni e incontri pubblici per lanciare segnali. Ad aprire la carrellata ci ha pensato Massimo D'Alema, il più attivo tra coloro che si muovono alle spalle del segretario Veltroni. Intervistato dall'Unità l'ex vicepremier ha annunciato che il 24 giugno verrà presentata a Roma l'associazione che affiancherà l'attività della Fondazione Italianieuropei e ha respinto le accuse che gli sono piovute addosso in questi giorni. «C'è quasi la volontà di metterci a tacere - ha attaccato -. La cosa che crea diffidenza, forse, è che noi non ci riuniamo per chiedere posti, ma per fare analisi e proporre idee». Quindi è stata la volta di Francesco Rutelli, latra spina nel fianco del segretario (ieri sera ha riunito i suoi per organizzare un incontro a Montecatini agli inizi di luglio). A margine dell'ultima giornata della riunione dell'Alliance of Democrats in corso a Roma presso la nuova sede del Pd, il presidente del Copasir è tornato sul nodo della collocazione europea. «C'è molta vita e molto spazio politico al di fuori delle tradizionali famiglie europee appartenenti al secolo scorso - ha spiegato -. Abbiamo spazio per crescere e fare qualcosa di nuovo e decisivo, è un investimento non di breve termine ma è quello giusto. Non dò per scontato alcuna soluzione». E mentre il ministro ombra dell'Interno Marco Minniti invocava «una strategia di alleanze che ci consenta di rimettere in campo un nuovo centrosinistra di governo», Rosy Bindi sfruttava la registrazione della trasmessione televisiva Controcorrente per farsi sentire. Il vicepresidente della Camera ce ne ha per tutti. Si comincia con la sinistra radicale: «Chiediamo non di rinunciare a porre con radicalità i problemi e i valori, ma di accettare soluzioni riformiste insieme, perché sono le uniche che possono battere il centrodestra». Si passa all'Udc: «Il processo in atto in questo momento non sta portando ad un accordo ma a una collaborazione in Parlamento tra opposizioni». Si chiude con i Radicali: «Forse potevamo anche non inglobarli visto che avevamo deciso di andare da soli». Tutti, però, assicurano che oggi (l'assise durerà solo un giorno causa sciopero dei controllori di volo) sarà un'Assemblea tranquilla. Nic. Imb.

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