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Le ultime elezioni politiche hanno disegnato un Paese ...

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La sostanziale ridefinizione dell'assetto politico italiano, con il taglio delle estreme, ed un avvicinamento dei due principali schieramenti a posizioni politiche improntate all'equilibrio, è già un primo passo efficace ma non ancora del tutto sufficiente. È vero che ha vinto la semplificazione del quadro politico nazionale ma ora dobbiamo fare in modo che vinca anche il moderatismo riformatore. Nelle scelte che hanno un peso sulla vita dei cittadini, e parlo di equità fiscale, federalismo, sicurezza, riforme istituzionali e indirizzi di politica estera, il pensiero moderato deve esercitare oggi più di ieri tutta la sua forza riformatrice. Nelle ultime elezioni amministrative a Roma ho sostenuto con convinzione Gianni Alemanno al ballottaggio, interrompendo così il percorso intrapreso dal movimento Libertà e Solidarietà, che avevo fondato, perché dopo le elezioni ho ritenuto avesse perso la sua ragion d'essere con l'affermazione netta del bipolarismo. La mia è stata una scelta chiara: andare oltre le ultime elezioni politiche, perché i tempi del pensiero sono diversi rispetto a quelli della politica. Ora sentiamo il dovere di dare continuità a questo corso e quindi compiere atti concreti volti a riannodare rapporti naturalmente affini. L'affermazione netta del bipolarismo ci impone nuove sfide e scelte coraggiose. Da qui ripartiamo con la fondazione di un movimento di ispirazione cristiano popolare, segnato da una forte impronta autonomista, la "Federazione dei Cristiano Popolari", un movimento politico che guarda con attenzione al percorso costituente che intraprenderà il "Partito del Popolo delle Libertà", che segna la conseguente fine del bileaderismo. Se l'affermazione del bipolarismo ha infatti prodotto un immediato beneficio, la semplificazione del quadro politico sta lì a dimostrarlo, è altrettanto vero che la semplificazione non può assurgere a valore assoluto. Pochi giorni orsono con la bocciatura del Trattato di Lisbona ad opera dell'Irlanda, il processo costituente europeo ha subito l'ennesimo diniego perché apparso privo d'anima. L'assenza di richiami specifici a valori storici condivisi, siano essi cristiani siano laici, ha caratterizzato un cammino costituente privo del coraggio di affermare le proprie radici storiche, culturali e religiose. L'Europa, sbagliando, ha pensato che la semplificazione fosse di per sé garanzia di condivisione. In realtà quel processo è apparso come la rimozione delle proprie radici e i popoli, quando interpellati, hanno mostrato la loro insofferenza per un progetto che non appare in grado di conquistare le coscienze. Quella dell'affermazione valoriale è questione fondamentale su cui dobbiamo interrogarci e su cui, immagino, dovrà interrogarsi il futuro PDL. È la linea di demarcazione tra l'adesione tout-court ad una lista elettorale e la costruzione di un grande partito d'ispirazione popolare ed europea. Come lo è oltremodo la scrittura di regole democratiche. Primarie o preferenze che siano, le regole non sono un odioso problema da superare ma una conquista democratica e consentono alla politica, tutta, di recuperare quel gap di credibilità cui gli avvenimenti degli ultimi anni l'hanno costretta. *Presidente della Federazione dei Cristiano Popolari

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