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La Lega fa tremare la maggioranza. Bossi ricuce: «Dobbiamo essere uniti»

Bossi e Berlusconi

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I fatti dicono che il Carroccio manda il governo sotto due volte sul decreto rifiuti. Ed è solo l'epilogo di una giornata logorata dalle polemiche. L'asse si inclina di buon mattino, quando Silvio Berlusconi detta a chiare lettere la politica italiana in materia di ratifica del Trattato di Lisbona (quello bocciato dagli irlandesi pochi giorni fa). «L'Europa ha bisogno di un drizzone per avere maggiore concretezza - spiega il premier da Bruxelles - Proporremo di approvare il Trattato di Lisbona. Avremo 26 Stati che lo approveranno, l'Irlanda dovrà dare la sua soluzione alternativa». Peccato, però, che il ministro Roberto Calderoli non sia d'accordo. Anzi, per il numero due della Lega il Trattato «è morto». La maggioranza si spacca definitivamente sul tema dell'Europa, mentre alla Camera cade sull'emendamento, poi annullato, presentato dall'Udc e votato dalla Lega. Ma sver rimediato al passo falso in Aula, non placa le polemiche sul Trattato. Roberto Cota, capogruppo del Carroccio a Montecitorio, ribadisce che «si deve prendere la via del referendum». L'idea, visti i precedenti, non fa impazzire gli alleati che preferiscono la ratifica nel Palazzo. E in Transatlantico qualche deputato azzurro spera in un intervento di Berlusconi: «Solo il Cavaliere può farli stare buoni». Poche ore dopo, Umberto Bossi rilascia alla stampa questa dichiarazione: «Non ci sono attriti col Pdl, solo piccole incomprensioni. La Lega voterà il Trattato. Calderoli? Vota quello che dico io». Così, mentre nell'Aula della Camera la Lega manda di nuovo sotto il governo su un emendamento presentato dall'Idv e dimostra che, seppur per errore, può pungere e fare male, il partito di Umberto Bossi si divide. Il Senatur decide di alzare la voce, di mettere i suoi uomini in riga. «C'è bisogno di una linea unica, non possiamo perderci in queste cose», si sfoga con alcuni collaboratori. Ma non tutti i parlamentari leghisti stavolta sono dalla parte del leader. E qualcuno in Transatlantico osa remare contro: «Su certe questioni meglio ascoltare quello che dice Calderoli».

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