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Per fare semplicemente una stretta al bilancio, sia pure ...

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Sarebbe bastata la solita manovrina e poi la altrettanto solita e estenuante discussione della finanziaria tra la fine di settembre e la fine di dicembre. Questa volta, però, la questione è diversa. Non c'è solo la manovra finanziaria ma una specie di manifesto economico per i prossimi anni, una specie di programma di legislatura, con alcuni degli obiettivi che addirittura vanno ben oltre la scadenza di questo parlamento (pensiamo, ovviamente, all'avvio concreto delle future centrali nucleari). Il governo si è impegnato verso un obiettivo di possibile sviluppo, compatibile con le strettoie imposte dai patti europei sul deficit e con una modifica graduale, ma sostanziosa, delle regole sul lavoro, sulle aziende e sui mercati. Anche la parte strettamente dedicata alla finanza pubblica in realtà guarda al futuro. Perché non c'è solo l'effetto importante ma contingente della Robin Hood Tax (quella che colpisce i guadagni da record di banche, assicurazioni e società petrolifere), ma c'è soprattutto un piano per ridurre gradualmente la grandissima mole della spesa pubblica. Non con tagli decisi in modo estemporaneo e perciò difficilmente efficaci, ma attraverso la cancellazione progressiva di una buona parte delle migliaia di leggi che nel bilancio italiano autorizzano qualche forma di uscita finanziaria. È un lavoro gigantesco, ma non può essere rinviato, perché ormai davvero si può dire che l'amministrazione non ha più un'idea chiara del fondamento in bilancio di tante spese. Si tratterà di riguardarle una ad una e poi, con decisione evidentemente politica e non solo tecnica, di cancellare il cancellabile. L'impatto a medio termine si prevede di eccezionale rilievo: 5 miliardi e più di euro di correzione al deficit. In più c'è il pacchetto dedicato allo sviluppo. Tante norme, come si diceva prima sufficienti per un programma di legislatura. E tutte impostate alla fiducia nel mercato e nell'iniziativa privata. Si riducono le incrostazioni dirigistiche portate dai due anni di governo di Romano Prodi ma si prova anche ad aggredire sedimenti burocratici di più antica origine. Sia nei rapporti tra imprese e amministrazione sia nei rapporti di lavoro. Liberare il lavoro, è il titolo del capitolo ispirato dal ministro Maurizio Sacconi. Liberare dove è possibile le forze dell'iniziativa, del lavoro e della creatività, senza però farsi abbagliare sempre e comunque dalle sirene del mercato. Giulio Tremonti ne sarà il grande tutore. Lo spirito di collaborazione che ha portato ad approvare l'intero pacchetto in meno di dieci minuti di riunione del consiglio dei ministri fa immaginare che il risultato positivo è possibile.

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