Sicurezza, il Pdl vince la sua prima battaglia
Giovedì, invece, si deciderà sull'Alitalia. A decidere le scadenze di Palazzo Madama è stata la conferenza dei capigruppo che si è riunita nel pomeriggio, tra la discussione mattutina e quella serale. Per le dichiarazioni di voto e per il voto è prevista anche la diretta tv. La lettera del presidente del Consiglio a sostegno degli emendamenti battezzati «salva-premier», letta dal presidente Renato Schifani in Aula, ha cambiato del tutto il clima nell'Aula del Senato, riportando le lancette ai tempi dello scontro frontale tra gli opposti schieramenti che ha contraddistinto le due precedenti legislature. Quasi tutti i senatori dell'opposizione hanno chiesto la parola per stigmatizzare l'intervento del premier rievocando il tempo delle «leggi ad personam» che, secondo l'opposizione, ha segnato la precedente esperienza berlusconiana di governo. La linea d'attacco, concordata da Idv e Pd è stata la richiesta di non passaggio agli articoli considerando la presentazione degli emendamenti «salva processi» come un fatto che «stravolge le finalità del decreto» come ha sostenuto il costituzionalista Stefano Ceccanti, su cui l'Aula non ha potuto pronunciarsi essendo stati depositati dopo la discussione generale del provvedimento chiusasi giovedì scorso. Dai banchi del Pd e dell'Idv sono volante parole grosse: dai «rischi di regime» oltre ad espressioni di «sconcerto, amarezza, stupore» per la lettera considerata, sopratutto dai senatori del Pd, «uno schiaffo al dialogo» fino a parlare di «insulti al Parlamento». «La lettera di Berlusconi - ha osservato il vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda - spiega in modo spudorato che l'emendamento ha un obiettivo specifico: escludere dal giudizio dei magistrati i comportamenti del presidente del Consiglio». Il capogruppo dell'Idv Felice Belisario ha parlato di un tentativo di «dittatura dolce» con «l'evidente volontà di mettere il bavaglio alla magistratura». Per Belisario l'iniziativa di Berlusconi è «la pietra tombale di questa legislatura». «In nessun altro paese europeo - ha tuonato Emma Bonino - si potrebbe assistere per decreto alla sospensione dei processi, qualsiasi siano le motivazioni. Tutto questo conferma lo scarso senso istituzionale del premier». Intervenuti anche gli ex pm Gerardo D'Ambrosio e Felice Casson che non hanno nascosto preoccupazioni per il «vulnus alle regole della democrazia». Schifani ha dato la parola a tutti facendo rispettare rigorosamente i tempi di intervento e spegnendo d'autorità il microfono quando si eccedeva. Poi, a fine seduta, la votazione: la richiesta di «non passaggio agli articoli» viene respinta 159 contro 122. Dopo pranzo c'è stato un vertice a Palazzo Grazioli. Berlusconi ha incontrato Fabrizio Cicchitto, Italo Bocchino, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Ma anche i vicepresidenti del Pdl di Camera e Senato. Obiettivo: fare il punto della situazione in vista dei prossimi due mesi di lavori parlamentari. Infine il premier è salito al Quirinale e ha ha avuto un incontro di due ore con Napolitano insieme con Giulio Tremonti e Gianni Letta per illustrare al presidente le linee della imminente manovra economica e finanziaria.