Cicchitto: «Basta con l'uso della giustizia per condizionare la politica»
Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto risponde a muso duro al monito lanciato dal leader del Pd Walter Veltroni e spiega il significato politico dell'emendamento sulla sospensione di alcune categorie di processi e del lodo Schifani. Perchè affrontare subito un tema come quello della giustizia così scivoloso? «È scivoloso per il centrosinistra non per il Pdl. Dal 1992 viviamo in una situazione di offensiva giudiziaria. Negli ultimi tempi sembrava si fosse attenuata e che ci fossero le condizioni per avviare un tendenziale bipartitismo fisiologico. Il primo che ha interrotto questo trend è stato Veltroni che in campagna elettorale si è alleato con Di Pietro. Dopo le elezioni, il Pdl ha mostrato il massimo di apertura e dialogo ma il centrosinistra si è comportato in modo contradditorio e incerto. Veltroni, in balia di una contestazione interna al Pd, un giorno dialogava e il giorno dopo polemizzava mentre Di Pietro faceva ostruzionismo in Parlamento». Ma la giustizia è davvero una priorità? Non ci sono problemi più urgenti? «È evidente che c'è una ripresa dell'iniziativa giudiziaria contro Berlusconi e quindi occorre prendere di petto questa situazione per fare in modo che la vita politica non sia dominata sempre da fatti giudiziari. La lettera scritta da Berlusconi rivela che ci troviamo di fronte a una emergenza di questo tipo. Ma questa è anche l'occasione per il centrosinistra per fare un salto di qualità. Vorrei ricordare al Pd che quando le intercettazioni colpirono Fassino e D'Alema, il centrodestra assunse posizioni di difesa e di polemica rispetto alla Forleo, ritenendo che ci fosse una forzatura». Chiedete quindi che vi sia ricambiata la cortesia? «Non è un problema di scambio ma di scelta se disinnescare l'arma dell'uso della giustizia nella vita politica. È una questione di coerenza su certe tematiche che vale quando è coinvolto Berlusconi come quando sono coinvolti esponenti dell'opposto schieramento. Il centrosinistra deve quindi decidere se collaborare affinchè venga gettato alle spalle l'uso politico della giustizia. Ma il vero leader del centrosinistra è Di Pietro e Veltroni va a rimorchio». Non temete che il lodo Schifani venga di nuovo bocciato dalla Corte Costituzionale come in passato? «Ora c'è una formulazione diversa e mi sembra che non ci sia questo pericolo». Il tema della giustizia rischia di compromettere definitivamente il dialogo con il Pd? «Dipende dal Pd. Veltroni ha di fronte un bivio: se fare un salto di qualità politica e buttare le armi improprie della giustizia o continuare a usarle. Allora noi non possiamo fare altro che lavorare per disinnescarle con uno strumento legislativo». Non era necessario consultarsi prima con il presidente Napolitano? «Il Capo dello Stato non va coinvolto nello scontro politico, non è lui la nostra controparte. Non è lui che realizza l'uso politico della giustizia».