Maurizio Gallo m.gallo@iltempo.it Due emendamenti. Il primo ...
Obiettivo: dare priorità ai reati che creano allarme sociale. Li hanno presentati ieri in Commissione Giustizia di Palazzo Madama nell'ambito del decreto-sicurezza i relatori del Pdl Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari Costituzionali, e Filippo Berselli. Dovranno essere approvati entro il 25 giugno. Una mossa bollata dall'opposizione come un tentativo di mettere al sicuro il capo del governo da un'eventuale condanna nel processo Berlusconi-Mills e subito ribattezzata «salva premier». Infatti, in base a questa interpretazione, nei prossimi dodici mesi la maggioranza farebbe approvare il cosiddetto «Lodo Schifani» bocciato nel 2004 dalla Consulta, mettendo così al sicuro il Cavaliere da possibili guai giudiziari. Questo, almeno, il timore del Partito democratico, dell'Idv e della sinistra comunista, che minacciano di far saltare il dialogo sulle riforme. Una paura a cui replica lo stesso Berlusconi, che considera «l'opposizione del centrosinistra all'emendamento una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale». In una lettera al presidente del Senato il premier si dice assolutamente convinto, «dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione per la loro durata in carica». La futura legge, per il Cavaliere, è «a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti», aggiungendo che, per l'opposizione, l'emendamento «non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto, intentato contro di me per fini di lotta politica». Il capo del governo, infine, ha annunciato che chiederà la ricusazione del rpesidente del tribunale e ha assicurato che proporrà al Consiglio dei ministri il via libera alla proposta di modifica firmata Vizzini-Berselli. A spiegare meglio il senso dell'emendamento è Gaetano Quagliariello: «Non abbiamo presentato nessun lodo Maccanico o Schifani. Noi diamo la precedenza a quei reati che hanno a che fare con l'allarme sociale. D'altra parte utilizzeremo questo tempo, affinché, se il Parlamento sarà d'accordo, vi possa essere un provvedimento che consenta alle cinque cariche dello Stato di operare senza avere impunità ma potendo rispondere alla giustizia alla fine del loro mandato», sottolinea il presidente vicario del gruppo del Pdl al Senato. Quagliariello spiega che la norma che recupera il «lodo Maccanico» sarà invece inserita in un ddl autonomo, assicurando che ci ci muoverà «nel solco dei rilievi di merito a suo tempo formulati dalla Corte costituzionale». La Consulta dichiarò illegittimo l'articolo 1 della legge 140 del 20 giugno 2003 (anche noto come «Lodo Schifani»), che stabilisce la sospensione dei processi penali di presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti di Camera, Senato e Corte Costituzionale durante il periodo in cui restano in carica. La stessa Corte dichiarò ammissibile la richiesta di referendum abrogativo del medesimo Lodo promosso dalla Lista Di Pietro, precisando tuttavia che spettava alla Cassazione valutare le conseguenze della dichiarazione di illegittimità costituzionale del Lodo e decidere se sussistevano i presupposti per lo svolgimento dlela consultazione popolare. La Consulta decise dopo tre giorni di camera di consiglio. La norma, secondo i giudici, violava gli articoli 3 e 24 della Costituzione. Come fare, allora? Semplice: nel nuovo lodo il Pdl cercherà di correggere i vizi di costituzionalità rilevati dalla Consulta e raggiungere così il suo scopo.