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L'ultimatum di Walter: "Il governo è arrogante, così salta il dialogo"

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Walter Veltroni

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Lo fa, ufficialmente, perché il «Lodo Schifani», che bloccherebbe la sentenza al processo Mills dove Berlusconi è imputato, «è una forzatura inaccettabile». Lo fa, ufficiosamente, perché le pressioni dei Democratici sono troppe, e il Pd deve finirla di rincorrere l'opposizione di Antonio Di Pietro. Così, nel giorno in cui il segretario deve spiegare alla Fondazione Farefuturo quali sono i compiti del governo ombra, ecco che s'intravede la fine di una luna di miele durata due mesi: «E in politica, attenti che le lune di miele finiscono bruscamente», è il messaggio che lancia al premier. A Veltroni, che agita freneticamente il suo piede destro sotto il banco dell'accusa, bruciano le modalità con le quali il governo ha affrontato la questione del decreto salva-Rete4, della clandestinità, delle leggi sulle intercettazioni e della non soluzione al problema Alitalia. Ultima la norma di Schifani inserita nel decreto sicurezza. «In questi giorni si decide il futuro della legislatura: se il comportamento rimane quello delle ultime settimane il clima non potrà che cambiare. Ma non mi pare ci sia tanta voglia di determinare un clima positivo. Il dialogo per farlo bisogna essere in due». Non solo. Secondo il segretario questo governo non durerà cinque anni: «Non ce la può fare. Se questa maggioranza sarà ancora così arrogante come è stata fin'ora, i tempi non saranno quelli di un'intera legislatura», spiega. E, incalzato dalla presenza del sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso alla tavola rotonda, osa: «La prossima maggioranza sarà rappresentata da noi». Per tre motivi. Uno: «Per la qualità della nostra opposizione». Due: «Perché l'Occidente si renderà conto che lungo la linea dell'isolazionismo si crea la rottura del tessuto sociale». Tre: «Perché in America c'è il vento del cambiamento. Vincerà Obama e non McCain. E se il vento cambia negli Usa, cambierà anche in tutto l'Occidente che oggi è come un grande Titanic che sta per sbattere contro l'iceberg». Veltroni fa opposizione. Attacca Calderoli e le sue critiche alla ratifica del Trattato di Lisbona. Vuole rafforzare l'immagine del Pd, restituirgli quello spirito riformista che l'aveva caratterizzato durante la campagna elettorale. Boccia il programma nucleare del governo, «che è solo uno spot. Stiamo per prendere un treno che è già rotto. In caso, lavoriamo sulle centrali di quarta generazione». Torna sul suo programma e mette al centro i salari: «Il Paese si sta avviando verso una spirale recessiva. Più che detassare gli straordinari - spiega Veltroni - servirebbe un intervento sulla contrattazione di secondo livello». E ancora: «Giù la spesa pubblica di un punto percentuale ogni anno. Con i soldi recuperati sosteniamo salari e stipendi». Poi il pensiero fisso al «Lodo Schifani». Se passa, con Veltroni stavolta non si dialoga. Se il governo non cambia atteggiamento, con Veltroni stavolta non si dialoga. E per un giorno Di Pietro non deve pensare a fare il leader dell'opposizione.

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