Sicurezza e intercettazioni sfide democratiche per Veltroni
Il centrosinistra ha, al contrario, l'occasione, appoggiando e magari intervenendo per migliorarla, l'azione di governo su questi temi cruciali, per dimostrare una vera inclinazione al dialogo dopo le molte parole spese per accreditarsi come interlecutore del governo allo scopo di contribuire all'affermazione di quel bipolarismo mite auspicato e perseguitato da tutti i riformisti. Certo, se Veltroni dovesse tenere di più a governare le molteplici beghe interne che lo tengono impegnato nel loft piuttosto che a far capire alla sua parte come su alcune emergenze ci debba essere un sereno confronto con il governo, vorrebbe dire che l'opposizione costruttiva della quale si è fatto tante volte banditore rimane una pura velleità, mentre la tentazione a radicalizzare la lotta politica non porterà che ad un deperimento rapido del Pd che già annaspa tra mille contraddizioni. In altri termini, se vuole rimanere fedele alla sua vocazione riformista, il Pd lungi dall'assecondare il governo, dovrebbe positivamente incalzarlo. E quale occasione migliore se non quella che gli si presenta per offrire il suo contributo finalizzato alla rimozione di alcuni macigni che ostruiscono la strada allo sviluppo? Al contrario ascoltare le sirene che lo vorrebbero ripiegato su logiche antagoniste, come sembra da alcuni contatti con la sinistra radicale avvenuti negli ultimi giorni e giudicati dagli interessati come manovre di avvicinamento agli sconfitti di aprile, significherebbe condannare il nuovo centrosinistra all'irrilevanza parlamentare e sostanzialmente al declino. Si lasci a Di Pietro la funzione che gli è propria e si recuperi, da parte di chi è consapevole della gravità della situazione, un senso politico spendibile che non vuol dire appiattimento sulle ragioni della maggioranza, ma testimonianza di responsabilità. Gennaro Malgieri