Intercettazioni Di Pietro minaccia il referendum
Non è accettabile che un cittadino alzi il telefono e non sia sicuro di poter parlare liberamente». «C'è bisogno di giustizia - ha aggiunto - ma bisogna trovare l'equilibrio tra i due interessi». Ma allora, gli ha ribattuto un cittadino, i «furbetti del quartierino» non sarebbero mai stati scoperti? «Secondo me non è vero, non è così», ha replicato il premier. Chi invece non è per nulla contento del provevdimento del governo è il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro: «Faremo un'opposizione dura contro il ddl sulle intercettazioni e non escludiamo il referendum con la mobilitazione degli italiani» ha commentato. «L'Idv — ha proseguito Di Pietro — vuol far sapere agli italiani che questo disegno di legge sulle intercettazioni è un'altra legge a favore della casta che Berlusconi sta facendo. Italia dei valori, quindi, vuol far sapere agli italiani che c'è un doppio modello del governo Berlusconi: da una parte il dire e dall'altra il fare. Dice che vuole sicurezza e poi toglie le armi delle investigazioni alla magistratura, impedendo anche all'informazione di far saper cosa succede». «Questo provvedimento — ha proseguito — non è solo una vergogna perché impedisce ai magistrati di indagare, e non è solo una legge bavaglio che impedisce ai giornalisti di raccontare all'opinione pubblica come stanno davvero le cose. Questo ddl è soprattutto una legge che mette la museruola ai giudici impedendo loro di difendersi. I magistrati così potranno essere tranquillamente "impallinati", insultati e vilipesi senza che questi possano fare nulla, o dire nulla, per difendersi. È davvero una cosa inaccettabile». «I magistrati di Milano, ad esempio — ha proseguito — che in queste ore hanno illustrato il perché dei provvedimenti restrittivi che hanno preso nei confronti dei medici della clinica milanese conosciuta ormai come "la clinica degli orrori", se passerà questo ddl non potranno più farlo. È in tutti i sensi una legge bavaglio». Ma a difendere il provvedimento c'è anche il ministro Renato Brunetta che ha ricordato come le intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura costano una cifra compresa fra uno e due miliardi. Lo sostiene il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. «Questi soldi vengono spesi — afferma Brunetta — per pagare società e società che a cascata fanno questo mestiere. Quando c'è una cascata ci può essere anche una caduta di controllo che può provocare ricatti e condizionamenti vari. Per questo andavano regolate meglio». Il ministro Brunetta ha difeso il provvedimento del Governo sulle intercettazioni anche per un altro motivo: «Non possiamo vivere in un Paese — ha detto — in cui c'è paura di parlare al telefono, non siamo in Unione sovietica». Infine il coordinatore nazionale di Forza Italia Denis Verdini: «Sulle intercettazioni sono i numeri che parlano da soli: 113.000 in Italia, 1.700 negli Stati Uniti, 5.000 in Francia». «Sono numeri - ha aggiunto Verdini - così diversi che tutti avranno ragione, ma questa diversità induce ad una riflessione e credo che una revisione di quello che è in atto vada fatta». «È chiaro - ha proseguito - che ognuno difende il proprio mestiere, ma noi non siamo per i reati e li vogliamo ridurre». Secondo il coordinatore azzurro «questa anomalia rende però difficile lasciare le cose così come stanno».