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Intercettazioni, al via il testo della discordia

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Da rispettare senza perdere tempo, quindi, e il via libera compatto di oggi a palazzo Chigi ha soddisfatto il presidente del Consiglio. «Noi come tutti gli italiani -avrebbe detto Berlusconi al Cdm- non vogliamo e non possiamo vivere in un Paese in cui si viene spiati». «Il sistema era degenerato» è stato il commento del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che aggiunge: «Va tutelato il diritto alla privacy previsto dall'articolo 15 della Costituzione». Il ministro ha ricordato che la «Convenzione europea per la tutela della privacy stabilisce adeguate protezioni, indicando quali sono le categorie delle persone intercettabili, un termine massimo per la durata delle intercettazioni e quali sono gli interlocutori». L'intento del provvedimento, poi aggiunge, è teso «a tutelare la privacy dei cittadini e a regolamentare il sistema». Per quanto riguarda i contenuti del ddl, sono state tutte confermate le linee-guida del provvedimento. C'è quindi il divieto di intercettare per reati le cui pene sono inferiori a 10 anni ed è prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione. Mentre sono autorizzate sempre le intercettazioni per i reati di mafia, di terrorismo e per tutti i reati di grande allarme sociale. È stato anche stabilito che le intercettazioni non potranno durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto. Infine, le pene per chi infrange la norma: carcere da uno a tre anni, commutabili in una sanzione da 500 a 1032 euro, per chi pubblica conversazioni coperte da segreto e cinque anni per i pubblici ufficiali che le diffondono. Per il giornalista non sarà però possibile applicare alcuna misura cautelare, neppure interdittiva. Il ddl riconosce la responsabilità amministrativa della testata giornalistica intesa come soggetto giuridico. Le norme del disegno di legge non varranno, comunque, per le indagine svolte, ma solo per il futuro dopo la sua entrata in vigore. Una regolamentazione che non piace affatto all'opposizione. Il Partito democratico critica il provvedimento e parla di «norme sbagliate e pericolose», il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, usa toni molto più duri: «Questa storia delle intercettazioni così come presentato in Consiglio dei ministri -attacca il leader Idv- mi ricorda il comportamento di un violentatore di bambini che ci prova e una volta tanto non gli riesce. Ma le mani addosso gliele ha messe e non è riuscito a violentarlo per cause indipendenti dalla sua volontà».

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