Napolitano diventa un presidente «interventista»
Non lo è mai stato il suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, e non lo è stato neppure l'ex senatore diessino nel primo anno e mezzo del suo mandato. Poi, a partire dagli ultimi mesi del governo Prodi, Napolitano ha iniziato a intervenire con sempre più frequenza sui temi politici di maggiore attualità. Sempre nel rispetto dei confini che la Costituzione ha stabilito, ma comunque con discorsi che fanno capire con precisione qual è l'orientamento del Colle. Un «pressing» insistente che ieri anche il quotidiano della Margherita Europa, nella rubrica Robin, ha fotografato con garbata ironia: «Visto che mostra di avere le idee chiare (e come dubitarne?) sulle intercettazioni telefoniche, sugli immigrati, sullo smaltimento dei rifiuti e sui casi di intolleranza, non è che il Capo dello Stato saprebbe chi mettere al posto di Materazzi?». Lo spartiacque tra un Napolitano più silenzioso e quello attuale è l'esplosione dell'emergenza rifiuti a Napoli. Il Presidente della Repubblica, che tra l'altro è napoletano, è angosciato dalla situazione in Campania e soprattutto non vuole che si ripeta l'immobilismo del governo Prodi. Per questo non perde occasione di incalzare il governo e la politica. Non solo sul tema dei rifiuti ma anche su altri problemi. «Napolitano è preoccupato dalla situazione economica del Paese e dalla crisi internazionale — commenta Mauro Cutrufo, senatore di lungo corso della Dca e vicesindaco di Roma — per questo ultimamente è sempre così presente nel dibattito». Scorrendo le cronache politiche dell'ultimo mese si vede che Napolitano ha sfruttato ogni occasione per richiamare il governo sui temi di maggiore urgenza. E per sottolineare, con ossessione, la necessità che qualsiasi provvedimento sia approvato dal Parlamento con il più ampio accordo possibile. Il 12 maggio, ad esempio, ha approfittato di un incontro con i magistrati in tirocinio per fare una «raccomandazione» al neo ministro della Giustizia Agelino Alfano: «Sono certo che saprà affrontare gli urgenti problemi del sistema-giustizia con impegno assiduo e obiettivo, favorendo quel clima di sereno confronto istituzionale e di fattiva collaborazione che auspico da sempre». Qualche giorno dopo, il 16 maggio, alla Festa della polizia, è la volta della sicurezza. Nel messaggio del Quirinale si chiede di dare «una buona risposta alla richiesta di sicurezza dei cittadini». Chiedendo di escludere dal controllo del territorio, come qualche ministro aveva accennato, l'impiego dell'esercito. Il 27 maggio, all'incontro con l'Unione Province italiane, arriva il richiamo sui rifiuti: «È essenziale non cedere mai a logiche di arroccamento o a pressioni localistiche». Qualche giorno dopo, il 30 maggio, ricevendo un gruppo di studenti al Quirinale per la Festa della Primavera, è ancora il tema dei rifiuti a preoccupare il Presidente: «Sono molto angosciato, vivo questa situazione con grande sgomento. La cosa peggiore è lasciare accumulare i rifiuti nelle strade, lasciarli marcire e fare la follia di incendiarli». E nello stesso incontro è arrivato anche un richiamo sulle riforme: «La Costituzione nei suoi principi fondamentali, nei suoi valori, vale così com'è. Ma ci sono norme sull'organizzazione dei poteri e sul governo che meritano di essere aggiornate dopo 60 anni. Mi auguro che si faccia con un largo appoggio delle forze politiche». È poi arrivato il messaggio del 2 giugno, ancora il tema dei rifiuti e infine, due giorni fa, l'appello ad approvare il testo sulle intercettazioni «con il più ampio accordo possibile».