L'ultima visita di Bush
Un piccolo regalo che segna una grande differenza rispetto al governo Prodi durante il quale ogni modifica dei «caveat» delle nostre missioni militari all'estero era un tabù a causa della presenza della sinistra estrema nell'esecutivo. Un gesto che l'amministrazione Bush ha già mostrato di apprezzare dando un significativo parallelo «via libera» all'entrata dell'Italia nel «5+1» (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu più la Germania), l'organismo che sta portando avanti una mediazione globale con Teheran sul problema del nucleare iraniano. Non si tratta di «uno scambio di favori», sottolineano fonti diplomatiche ricordando che nonostante il sì americano resta ancora in piedi all'entrata ufficiale dell'Italia nel «5+1» l'opposizione della Germania, il Paese «che più ha da perdere» nell'eventuale allargamento dell'organismo. Ma la decisione di aderire alle richieste Nato attraverso una maggiore flessibilità di impiego dei militari italiani in Afghanistan, anche verso zone dove i taleban sono decisamente più aggressivi, sembra ormai presa, come confermano le parole del ministro degli Esteri Franco Frattini: «Non sopportiamo più che si faccia la rappresentazione di un esercito che si tiene nelle retrovie» e «io rifiuto - ha detto ieri il ministro - di leggere sulla stampa inglese che "le truppe italiane sono sempre dietro alle altre". L'opinione pubblica italiana non può accettare che i nostri soldati siano dipinti come quelli che sono disposti nelle zone tranquille, di non fare nulla e di evitare situazioni rischiose. Ne va della dignità delle nostre truppe», ha spiegato il ministro facendo capire che nessuno può dare dell'imboscato all'Italia, uno dei Paesi più impegnati in missioni militari all'estero». Se tanto l'Afghanistan interessa l'Italia, in queste ore Bush sembra essere però più impegnato nel «caso-Iran», attraverso una moltiplicazione di appelli alla fermezza ai Paesi alleati ed una forte pressioni per indurire le sanzioni economiche contro Teheran. Anche su questo fronte George W. Bush troverà certamente maggiore sintonia politica a Roma rispetto a qualche mese fa: in queste settimane infatti il Governo ha riorientato decisamente la linea politica in chiave filo-israeliana. Il ministro degli Esteri Franco Frattini si è già molto speso per indurire l'atteggiamento dell'Italia nei confronti dell'Iran di Mahmoud Ahmadinejad preparando così il terreno ad una moltiplicazione delle pressioni per una rapida entrata di Roma nel «5+1». «Più flessibilità, senza cambiare la natura della missione», spiega il ministro della Difesa, Ignazio La Russa sull'impegno militare in Afghanistan. Che dovrebbe restare sostanzialmente invariato, per quanto riguarda i numeri del contingente, anche se è possibile che venga deciso un rafforzamento dell'aliquota di carabinieri che già oggi si occupa di addestramento delle forze di sicurezza locali. E un'analoga misura potrebbe riguardare i carabinieri a Baghdad. Di Afghanistan, Iraq e delle altre missioni internazionali il ministro La Russa e il suo collega degli Esteri Franco Frattini parleranno proprio alle Commissioni riunite Difesa ed Esteri di Camera e Senato. Per quanto riguarda l'Afghanistan, la posizione del governo è stata ormai ripetuta più volte. In pratica, quello che il governo offre alla Nato è, appunto, una maggiore flessibilità di impiego dei militari italiani, il cui numero resta però invariato (ci sarà, anzi, una lieve riduzione), così come immutate restano le aree di schieramento, anche se con un rafforzamento del contingente nella regione ovest, e un alleggerimento di quello che resta a Kabul. Possibile anche che nel corso del vertice si parli anche di Putin, che Berlusconi ha ricevuto a Villa Certosa, in foma privata, subito dopo la vittoria alle elezioni di aprile. Un gesto che ha incuriosito Bush.