Intercettazioni, Napolitano frena

Lo scontro sul ddl intercettazioni (che venerdì potrebbe approdare in Consiglio dei ministri) preoccupa il presidente della Repubblica. E Napolitano si augura che si possa trovare presto una soluzione condivisa. L'atteggiamento del Quirinale era una delle incognite, visto che Napolitano deve autorizzare ogni iniziativa legislativa del governo. Ebbene, ieri Napolitano non ha formulato un no preventivo, ma neppure un sì incondizionato. «È una questione annosa, prima si risolve meglio è», ha detto. Per giudicare se certe misure sono giuste o sbagliate non basta valutarle genericamente, occorre vedere l'articolato di un disegno di legge. Ad avviso del capo dello Stato, la proposta dovrebbe accogliere almeno in parte le obiezioni delle opposizioni e delle categorie interessate. Al momento, però, il presidente si preoccupa di definire solo i contorni generali della questione, non si pronuncia sulle preoccupazioni espresse dai giornalisti, che temono una limitazione della libertà di stampa, o da settori politici e giudiziari che paventano un disarmo della magistratura inquirente. Per giudicare questi che ha chiamato «altri aspetti» della questione, Napolitano attende proposte scritte e il dibattito in parlamento. Presidente, hanno fatto osservare i giornalisti, le prime pagine dei giornali ci raccontano lo scandalo della «clinica della morte» di Milano scoperta con le intercettazioni telefoniche. Eppure, si propone proprio di limitare il ricorso alle intercettazioni come mezzo di indagine. «Il problema non è nuovo e nemmeno recente. È stato discusso nella precedente legislatura - ha detto Napolitano - con un disegno di legge del precedente governo (guidato da Romano Prodi, ndr). La questione dunque è annosa». Il capo dello Stato non ha citato i recenti scandali che hanno riacutizzato la questione facendo finire le trascrizioni di delicate conversazioni sulle pagine dei giornali. Si è limitato a dire: «Credo che sia diventata attuale anche con un suo grado di urgenza». Il fatto che la questione sia delicata non significa che non debba essere affrontata. «L'insieme delle norme che devono garantire alcune esigenze fondamentali si può sempre ridiscutere», ha detto, dipende dal senso della misura e dall'equilibrio con cui si fa. Di esigenze fondamentali da rispettare, Napolitano ne vede innanzi tutto due: «Tutela della privatezza e ricorso misurato allo strumento delle intercettazioni». Il capo dello Stato non ha voluto anticipare giudizi, nè ha accennato alle preoccupazioni del mondo giudiziario e dell'informazione. «Come debba essere congegnato il provvedimento, se possa preoccupare per altri aspetti - ha detto - si saprà quando ci sarà un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e quando poi inizierà la discussione in Parlamento. Io non dispero che si possa trovare una larga intesa sulla formulazione del provvedimento anche tenendo conto di precedenti proposte». Due anni fa Napolitano aveva fatto una prima apertura chiedendo «soluzioni equilibrate di fronte a situazioni sconcertanti», «per tutelare la sicurezza delle istituzioni e dei cittadini». Aveva espresso le sue perplessità anche di fronte alla pubblicazione sui giornali di intercettazioni che coinvolgevano persone non indagate dai magistrati. «L'unico limite della libertà di stampa accettabile - aveva detto - sta nel comune impegno contro la illegalità compresa la violazione del diritto alla privacy».