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Luigi Frasca Ora l'annuncio è stato fatto anche ai ...

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Le grandi potenze hanno quindi dato il via libera a un nuovo quadro internazionale per facilitare il risparmio energetico, combattere il cambiamento climatico e, soprattutto, l'impennata dei costi del carburante nel momento in cui il petrolio è a ridosso dei 140 dollari al barile. Ad Aomori Claudio Scajola ha espresso soddisfazione per le conclusioni raggiunte che impegnano i «nostri Paesi», che da soli pesano per il 65% della domanda di energia e di emissioni di biossido di carbonio nel mondo, «a una politica energetica d'efficienza, utilizzando ogni nuova tecnologia» e assegnano all'energia nucleare un ruolo importante per diversificare il mix energetico e la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili. Il gruppo degli Undici ha anche lanciato l'International partnership for energy efficiency cooperation (Ipeec), iniziativa che vuole sviluppare cooperazione e legami internazionali sulle migliori pratiche per «ottimizzare i consumi e l'efficienza energetica», anche nel rapporto pubblico-privato. Il G8, Cina, India e Corea del Sud ribadiscono l'allarme e «la forte preoccupazione per i livelli raggiunti dal petrolio», con l'invito ai Paesi produttori ad aumentare gli investimenti per fare in modo che l'offerta sia idonea a fronteggiare il rialzo della domanda e quello ai Paesi consumatori di «massimizzare gli investimenti nella propria produzione di energia». Inoltre, entro il 2010, saranno pronti 20 impianti dimostrativi per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, gas alla base dell'effetto serra. È una delle novità del vertice più attese che, con sviluppo tecnologico e taglio dei costi di realizzazione, farà in modo che i Carbon Capture and Storage (Ccs, questo il nome scelto per gli impianti che bloccano e depositano nel sottosuolo le emissioni dannose) possano essere pienamente operativi prima del 2020. Nel corso del vertice Scajola ha anche richiamato l'esigenza che il Fondo per le Tecnologie Pulite (Clean Technology Fund), nato su iniziativa di Usa, Giappone e Regno Unito, sia aperto anche al settore privato. «Il nuovo fondo — ha spiegato — non dovrà limitarsi a essere un collettore di fondi pubblici, anche perché essi non potrebbero mai essere adeguati alla dimensione del problema, ma piuttosto dovrà essere un meccanismo innovativo in grado di catalizzare investimenti privati, allocare efficacemente le risorse e favorire lo sviluppo e il trasferimento delle tecnologie più avanzate nelle aree del pianeta dove sono più necessarie». Le risorse pubbliche, secondo Scajola, dovrebbero essere «solo complementari a iniziative private focalizzate su concreti programmi di investimento decisi insieme al Paese ricevente». La proposta, ha poi commentato il ministro, ha suscitato l'attenzione da parte dei colleghi. Giappone, Usa e Regno Unito stanno cercando di coinvolgere gli altri membri del G8 nel finanziamento di questo fondo coordinato con la Banca Mondiale, che dovrebbe ammontare a 10 miliardi di dollari. D'altra parte, al vertice G8 sull'ambiente, svoltosi il mese scorso a Kobe, il ministro Stefania Prestigiacono aveva detto che l'Italia si riservava di studiare la proposta di adesione, «in quanto il fondo rischia di sovrapporsi ad altre iniziative facendo sorgere l'esigenza di un coordinamento».

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