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Il mio referendum serve a sconfiggere chi sfrutta la prostituzione

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Onore a questi sconosciuti Don Chisciotte delle forze dell'ordine armati di quel vetusto e ormai inapplicabile reato dell'atto osceno in luogo pubblico, ma è tutto inutile se lo Stato non interviene con tutta la sua forza. Da parlamentare ho conosciuto e sperimentato i problemi e le lentezze della politica. Non accampo scuse o giustificazioni. Ma sono anche testimone che non ci sono cose impossibili se la classe dirigente del Paese decide di affrontare di petto una questione: non ci mancano capacità e mezzi. Non in questo momento, non con questo presidente del consiglio, non con questo ministro degli Interni, non con la gente di ogni segno politico che ci chiede, direi implora noi tutti politici di fare pulizia nelle loro città e nelle loro vite una volta per tutte. E di farla subito. Chiedendo un referendum io non ho voluto porre una questione morale o moralista. Che cosa penso personalmente delle donne che si vendono e degli uomini che comperano sesso è talmente ovvio che non è il caso di ribadirlo. Come politico posso sperare ma non pretendere di incidere sulle coscienze dei singoli ma sempre come politico ho invece il dovere di tutelare i diritti dei singoli. E la verità è che anni di lassismo e di tolleranza hanno azzerato sia il diritto dei cittadini a non vivere in bordelli a cielo aperto sia quello di ragazze disperate a non essere sfruttate, violentate e umiliate molto più di quanto non comporti già in sé la loro libera e scellerate scelta. Quando esattamente cinquant'anni fa la senatrice Lina Merlin abolì le case chiuse e mise al bando la prostituzione fece probabilmente una cosa giusta per i suoi tempi. Ma il fatto è che cinquant'anni dopo l'esigenza primaria non è più questa. Sulle strade e nei bordelli clandestini non ci sono più le nostre ragazze ma donne e spesso bambine attirate dalle regioni più povere dell'Europa e dell'Africa e scaricate come bestie nelle nostre città dalle mafie di ogni ordine e grado. Questo dobbiamo combattere, questo dobbiamo estirpare. Senza se e senza ma, dobbiamo regolamentare la prostituzione con la consapevolezza che non si può cancellare. Noi dobbiamo chiudere la vetrina della prostituzione per colpire il supermercato che sta dietro, che è quello del business del traffico delle clandestine, dei guadagni sottratti alle lucciole e dirottati sul traffico di droga e sulla criminalità organizzata. Sono sicura che se noi riusciamo a colpire gli organizzatori della prostituzione nei loro affari questi prima o poi, ma più prima che poi, cambieranno aria. Così come solo introducendo il reato di immigrazione clandestina scoraggeremo gli sbarchi e salveremo pure le vite di quei disperati che muoiono durante la traversata sulle carrette del mare. Insomma ci vuole il coraggio di applicare la tolleranza zero in ogni campo. E allora, solo allora, avremo vinto una grande battaglia, con buona pace di qualche, per fortuna sparuto, benpensante o buonista che sia. Io e le donne del comitato che presiedo abbiamo messo sul tavolo il referendum, pronti a dialogare con chiunque ci proponga strade alternative. A patto solo che il risultato, per i cittadini italiani, non cambi.

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