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A Roma sfila la carnevalata gay

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Al corteo poca politica e molta provocazione. E la Capitale diventa Rio de Janeiro

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Gli omosessuali di tutta Italia si erano dati appuntamento sotto la Fontana delle Naiadi per «reclamare» i loro diritti accompagnati dalle note di «Lady Oscar» e «Nessuno mi può giudicare». Gay, lesbiche, trans, non mancava nessuno: c'erano le «sposine» dai petti villosi pronte a farsi «impalmare», angeli, diavoletti, «principesse» con corone gigantesche, spogliarellisti, addirittura cani travestiti. Non mancavano, poi, i cartelli contro il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna rea di non aver concesso il patrocinio alla manifestazione. Uno di questi recitava: «Carfagna tu nuda sui calendari. Noi spogliati dei nostri diritti». Dopo il «matrimonio morale» di Susy e Annalisa, la partenza. La festa è appena cominciata e le strade della Capitale vengono assaltate da gay festaioli che ballano e cantano: sono tantissimi, diverse migliaia. Si mescolano, si abbracciano, si sistemano i girasoli fra i capelli, brindano con una birra fra le mani. Ad aprire il corteo le lesbiche, perché si può essere anche gay, ma il galateo va rispettato, e quindi prima le donne; a seguire gli «orsi in movimento» (energumeni di due metri tutti pancia e barba) e il camion di Muccassassina o anche detto delle «meraviglie». Sopra, infatti, c'erano bellissimi e muscolosissimi gay, in slip bianchi che si dimenavano al ritmo di «Com'è bello far l'amore da Trieste in giù». Tante le persone, fra comuni mortali e turisti che si sono fermati a guardare la «parata» e a scattare qualche foto: d'altronde con tutte le strade del centro bloccate fare buon viso a cattivo gioco era l'unica scelta possibile. E tra musica, «spettatori», coriandoli lanciati al cielo, sosia di Pamela Anderson e delle Spice Girls «old style», ecco l'arrivo a piazza Navona, dove dopo gli ultimi «gridolini», si è concluso il Gay Pride 2008.

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