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Contro la fame l'Italia sceglie

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Anche la densità di giornalisti presenti è decisamente inferiore a martedì. In fondo il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è già atterrato a Teheran, quello dello Zimbabwe Robert Mugabe è in partenza e anche i leader europei José Luis Zapatero e Nicolas Sarkozy, dopo una chiacchierata con Silvio Berlusconi, sono tornati all'ovile. Come se non bastasse, l'egiziano Hosni Mubarak è a villa Madama per incontrare il Cavaliere. L'ultimo «sopravvissuto» è il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon. Ma ancora per poco, visto che un volo di linea lo aspetta, poco dopo le 12, per riportarlo a New York. Proprio per questo convoca una conferenza stampa per le 9.45. Prima di lasciare Roma, il numero uno delle Nazioni Unite vuole lanciare un appello. «La conferenza è stata un successo - esordisce -, ma il nostro lavoro è appena agli inizi». Ban Ki Moon evita di polemizzare con Ahmadinejad (che martedì aveva attaccato i vertici dell'Onu) e ringrazia Silvio Berlusconi con il quale ha condiviso la necessità di fare della lotta alla fame e alla povertà, uno dei temi principali del prossimo G8 che sarà presieduto dall'Italia. Poi incalza: «Il mondo non può assolutamente permettersi di fallire. Si deve andare avanti con un piano condiviso che coinvolga tutti. Il nostro nemico è la fame che, molto spesso, produce sommosse, rivolte e instabilità. Dobbiamo agire subito e agire insieme. I leader lascino Roma con un impegno preciso ad andare avanti nella lotta per la sicurezza alimentare mondiale». Insomma, dopo l'Ahmadinejad-show di martedì, alla Fao si torna a parlare di fame nel mondo e l'Italia mette in campo il ministro degli Esteri Franco Frattini. Atteso all'incontro bilaterale di villa Madama, il titolare della Farnesina interviene come secondo della mattinata quando la sala che ospita l'assemblea plenaria è mezza vuota. Resterà così per tutto il resto della giornata anche perché, in concomitanza, si svolgono i tavoli di lavoro. Frattini però non si scoraggia e utilizza i suoi cinque minuti per lanciare alcune proposte. Anzitutto quella di «liberare gli aiuti allo sviluppo dai vincoli di bilancio cui sono sottoposte le spese pubbliche». Quindi l'idea di istituire una «banca», «un meccanismo internazionale per la creazione di scorte strategiche cui ricorrere in caso di necessità e urgenza». Ma a colpire è soprattutto la sua parziale apertura nei confronti degli ogm. «Vedo con preoccupazione - incalza - posizioni di chiusura dogmatica persino rispetto a opportunità di ricerca e ulteriore approfondimento sugli ogm. Tesi che negano persino l'uso di ogm per la produzione di biocarburanti, cosa priva di senso». Ce n'è abbastanza per aprire il dibattito anche perché, in Italia, il fronte degli anti-ogm è piuttosto ampio (oltre al verde Angelo Bonelli, dubbi arrivano anche dal ministro dell'Agricoltura Luca Zaia). Ma il tema, assieme a quello dei biocarburanti, crea perplessità anche all'interno della Fao tanto che lo staff del direttore generale Jacques Diouf sottolinea, non senza qualche imbarazzo, che l'organizzazione non «entra nelle politiche nazionali dei singoli Paesi». Più possibilista il vicepresidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo Kanayo Nwanze che invita a distinguere tra organismi geneticamente modificati e transgenici. Oggi, però, le divisioni dovranno essere messe da parte. Ci sono 862 milioni di affamati che gradirebbero avere qualche risposta da Roma.

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