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«Subito la Robin Hood tax»

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In realtà c'è anche altro, perché c'è anche un interesse francese, il paese che guiderà il prossimo semestre europeo e che, però si trova in condizioni di bilancio non eccellenti e può avere dei vantaggi da un'interpretazione meno rigida delle regole contabili europee. Per l'Italia resta comunque un'attenzione specifica da dedicare alla riduzione del debito, tuttora il maggiore tra quelli dei paesi memebri dell'Unione. Ma non è solo il piccolo cabotaggio degli interessi nazionali a rendere meno interessante in questa fase il confronto sulle regole di bilancio. È davvero cambiato qualcosa, come ha ripetuto anche ieri un insolitamente loquace Giulio Tremonti. È cambiato qualcosa perché la questione dei deficit e dei conti pubblici, che per dieci anni è stata nel bene e nel male l'architrave su cui è stata costruita l'Unione monetaria, ha lasciato il passo ad altri temi economici. Tremonti li definisce temi sociali e punta dritto al potere d'acquisto delle famiglie e alla ditribuzione del reddito e dei profitti che sembra aver deragliato da criteri sani per prendere una direzione irrazionale e perfino pericolosa. Da qui nasce l'idea della tassa che il governo italiano ha presentato anche in Europa, l'imposta che dovrebbe colpire le grandi società petrolifere per ottenere un gettito da utilizzare appunto per politiche sociali. Secondo Tremonti i petrolieri negli ultimi anni hanno realizzato redditi da economia di guerra, gli stessi che avevano fatto parlare Luigi Einaudi, nella seconda metà degli anni Quaranta, di rendite di regime da sottoporre a tassazione straordinaria. Uno schema simile a quello immaginato da Einaudi verrà proposto da Tremonti entro la fine di giugno nel provvedimento economico che sostanzialmente darà il via a una specie di lunga manovra finanziaria spalmata su tre anni di durata, appunto fino al 2011. Un provvedimento che conterrà una parte fiscale, costituita da questa nuova tassa a carico dei petrolieri, una parte sociale, con misure di sostegno alle famiglie in difficoltà (alle quali comunque si associa anche l'accordo sui mutui già avviato) e una parte di sviluppo, nella quale saranno introdotte misure di incentivo, liberalizzazione e semplificazione. Insomma, la strategia cara al ministro dell'economia e fatta di affiancamento utile e pragramtico tra ruolo dello stato e ruolo del mercato. Il provvedimento verrà portato al Consiglio dei ministri entro fine giugno e poi, parte di esso, verrà trasformato in parte della legge Finanziaria. Ma della tradizionale Finanziaria come l'abbiamo conosciuta negli ultimi anni Tremonti e il governo non vogliono più sentirne parlare. «È un film dell'orrore che conosiamo e che non vogliamo rivedere», ha detto ieri il ministro. Una mossa, quella di impacchettare la Finanziaria nelle misure economiche di luglio, che potrebbe anche aiutare il governo a far arrivare in Parlamento, a settembre, una manovra sostanzialmente già bella e fatta, evitando così qualunque forma di assalto alla diligenza.

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