Immigrazione, il Vaticano attacca il ddl Maroni

[...]  alla luce delle recenti intese sulle espulsioni in casa Ue e del disegno di legge del ministro dell'Interno Maroni che insiste sull'istituzione del reato di clandestinità, a opporre un secco no all'ipotesi di arresto per quelli che non vuole nemmeno chiamare «clandestini» ma «irregolari».«I cittadini di Paesi terzi, come cittadini comunitari, non dovrebbero essere privati della libertà personale o soggetti a pena detentiva a causa di un'infrazione amministrativa» ha detto monsignor Marchetto in una intervista a Radio Vaticana rilasciata da Nairobi. Il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti precisa di riconoscersi «personalmente» «nell'opinione espressa dalla minoranza a Bruxelles», dove la maggioranza ha invece recentemente concordato sull'opportunità di trovare un compromesso per il rimpatrio dei clandestini e l'arresto per i recidivi. Su questo indirizzo, che vorrebbe tramutarsi in direttiva europea, si preannuncia un'aspra battaglia, e il Vaticano, di certo, non ne resterà fuori. Al Vaticano ha risposto direttamente il Presidente della Repubblica con un brevissimo commento: «Il ddl è davanti al Parlamento». Monsignor Marchetto è a Nairobi, in Kenya, dove ieri si è aperto il Congresso panafricano dei delegati delle Commissioni episcopali per le migrazioni e da dove lo stesso segretario ha lanciato un accorato appello in favore dei migranti africani, molti dei quali senza documenti, sì, ma spinti da persecuzioni, fame, violenze e tratta di esseri umani. «I Governi — ha detto l'arcivescovo — hanno la loro competenza in tutto ciò, con dialogo multilaterale, perché nessuno oggi può risolvere questioni così complesse unilateralmente». La Chiesa, da parte sua — precisa ancora Marchetto — deve fare i conti con il «qui ed ora», alla luce degli insegnamenti cristiani «e additare con forza e umiltà dove manca l'"equilibrio" nella tensione che soggiace a quei valori». No, dunque, all'equazione clandestino uguale criminale, anche se, ovviamente, dice la Chiesa, chi si trasferisce in un Paese deve osservarne le regole sociali e giuridiche, e pagare se sbaglia, come tutti gli altri. Marchetto cita il Papa ricordandone i reiterati appelli per il rispetto dei diritti umani dei migranti, Papa che però, intervenendo pochi giorni fa all'assemblea dei vescovi italiani, aveva posto l'accento più sull'urgenza di «legalita» e «sicurezza» che sul rifiuto di considerare la clandestinità una colpa.