Rischio regressione civile

Questo il forte allarme lanciato da Giorgio Napolitano, nella ricorrenza della Festa della Repubblica, con un messaggio radiotelevisivo di tre minuti. Il presidente della Repubblica condivide la «preoccupazione» di molti cittadini che hanno vissuto con angoscia gli assalti ai campi nomadi, il ripetersi di fenomeni di intolleranza e di violenza in campo politico, contro gli immigrati stranieri e da parte di cittadini che si improvvisano giustizieri. Per non esasperare le tensioni, Napolitano si è trattenuto dal commentare pubblicamente i singoli episodi. Ma alla vigilia del 2 Giugno, chiamato a rivolgere un messaggio alla nazione, ha ritenuto doveroso rompere il silenzio e rivelare uno stato d'animo che appare parecchio allarmato, nonostante il presidente, insieme con i problemi insoluti e i rischi presenti, abbia indicato le vie d'uscita, assicurando che siamo in grado di raggiungerle in tempo utile. Dobbiamo ricordare, ha spiegato dagli spazi del Quirinale che ospitano la mostra su Luigi Einaudi, che oltre 60 anni fa la Repubblica nacque con «un forte impegno e slancio civile» che bisogna far rivivere. Allora «grandi speranze» si sposarono «con la volontà diffusa di ricostruire e far rinascere il Paese, in un clima di libertà, attraverso uno sforzo straordinario di solidarietà e unità». Il Mondo è andato avanti, i problemi sono altri, ma «l'Italia oggi avrebbe bisogno di uno sforzo simile» a quello che ci permise allora di «risalire dall'abisso della guerra voluta dal fascismo e ci fece guadagnare il nostro posto tra le democrazie occidentali, superando tante tensioni e prove». Adesso quella posizione dell'Italia appare a rischio e, il Capo dello Stato ammonisce: «Non possiamo permetterci ora di fare un passo indietro. Sapremo, ne sono certo, uscire dalle difficoltà e farci valere ancora una volta, grazie a un forte impegno e slancio comune» ispirati dai principi e dagli indirizzi della Costituzione scritta fra il '46 il '48. Il presidente non nasconde tuttavia la sua preoccupazione nel vedere che quello spirito e quei principi appaiono «negati da fenomeni di violenza e di intolleranza» che «crescono», che minacciano «la sicurezza dei cittadini, le loro vite e i loro beni»; che manifestano «violenza e intolleranza verso lo straniero» e nella politica; che manifestano «intolleranza e ribellismo verso legittime decisioni dello Stato». Un riferimento, quest'ultimo, che sembra riferibile alle resistenze che impediscono di risolvere l'emergenza rifiuti in Campania o frenano oltre misura la realizzazione di grandi opere. A questo punto Napolitano ha guardato in faccia i suoi concittadini e ha lanciato l'appello affinchè tutti, insieme alle istituzioni, facciano la propria parte, «nell'interesse generale, per fermare ogni rischio di regressione civile in questa nostra Italia, che sente sempre vive le sue più profonde tradizioni storiche e radici umanistiche» e costruire insieme «un costume di rispetto reciproco, nella libertà e nella legalità, mettendo a frutto le grandi risorse di generosità e dinamismo che l'Italia mostra di possedere» e che si iscrivono nelle sue più profonde tradizioni storiche e radici umanistiche.