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Filippo Caleri [email protected] La privatizzazione di ...

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Si sono tirati tutti indietro. Così il dossier è ritornato da dove era partito: sul tavolo del ministro dell'Economia. Che pur non essendo più Tommaso Padoa Schioppa ma Giulio Tremonti ha ereditato una patata altrettanto bollente. Così dopo l'uscita di scena di Bruno Ermolli, consulente di Silvio Berlusconi nella ricerca di una soluzione italiana, il responsabile del dicastero di via XX Settembre ieri ha illustrato la nuova strategia per tirare fuori dal pantano il vettore italiano. Sarà direttamente il Consiglio dei ministri ad individuare un nuovo azionista che possa salvare Alitalia. E Intesa Sanpaolo che per mesi ha tentato di inserirsi nel capitolo della privatizzazione spalleggiando la AirOne sarà l'advisor dell'operazione. Non si può fare altrimenti. Dopo «18 mesi di infruttuosi tentativi di cessione», ha spiegato Tremonti, Alitalia «non è privatizzabile secondo i meccanismi e le procedure che il legislatore ha previsto negli anni passati». Si riparte da un decreto che riapre il dossier privatizzazione e che dà la massima libertà di azione al governo, che assume direttamente la regia dell'operazione, con «deroghe specifiche» alle procedure imposte «da una situazione di eccezionalità e urgenza giustificate dal progressivo deteriorarsi della situazione di Alitalia, che esclude la possibilità di ricorrere a procedure ordinarie». È il secondo passo di una strategia che, con la norma che consente l'utilizzo del prestito di 300 milioni del governo per tamponare l'erosione del capitale per perdite sotto il minimo legale, ha disinnescato il rischio di liquidazione e di commissariamento. Per le deroghe inserite nel decreto, il governo potrà agire libero dagli obblighi di informazione al mercato previsti per le società quotate in Borsa. Una volta individuato, ha spiegato ancora Tremonti, il potenziale acquirente il governo potrà «acquisire le informazioni che ritiene necessarie presso la società Alitalia». Quanto ai pretendenti la AirOne resta attenta al dossier. L'ad di Fondiaria Sai, Fausto Marchionni, ha ribadito l'interesse a partecipare a una cordata: «La nostra posizione è sempre la stessa: aspetto di vedere i conti, i dati e come sarà l'opportunità». I fari sono ora puntati sui possibili candidati, e sui nomi che da settimane sono citatati sulle colonne dei giornali: Benetton, Colaninno, Riva, Fossati, Aponte, Ligresti, Radici. Ma è tornata l'attenzione anche sul ruolo di Intesa Sanpaolo che, avrà mercoledì 3 giugno, il mandato di advisor dal cda di Alitalia. Sarà anche in una cordata? «Dipende da Intesa» ha spiegato Tremonti. Intanto via della Magliana ha dato la situazione sulla liquidità ad aprile. In cassa c'erano solo 174 milioni.

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