Tv, il governo ci ripensa
Dopoche, ieri mattina, ha sfiorato un nuovo scivolone su un altro articolo del decreto sugli obblighi comunitari, l'esecutivo ha ritirato l'emendamento contestato da Pd, Udc e Idv che hanno così interrotto il loro ostruzionismo, permettendo l'approvazione del decreto prima della sua decadenza. Esultano le opposizioni che hanno condotto la comune battaglia. Seccata la replica della maggioranza: «Hanno sollevato un polverone solo per dimostrare che esistono ancora», ha detto il sottosegretario Paolo Bonaiuti, portavoce del governo. Nonostante il centrodestra abbia alla Camera cento seggi in più delle opposizioni, per tutta la mattina di ieri ha registrato delle maggioranze molto più esigue in tutte le votazioni sui diversi emendamenti al decreto. Un emendamento del Pd sulla convenzione Anas-Autostrade, anch'essa contestata dal centrosinistra, è stato respinto per soli 7 voti (con 6 deputati dell'Idv astenuti). Insomma, Pdl e Lega non sembravano quella falange macedone che aveva approvato i provvedimenti sulle tv nella legislatura 2001-2006. A mezzogiorno il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani ha incontrato Paolo Gentiloni, del Pd, che ha nuovamente sollecitato il ritiro dell'emendamento del governo che avrebbe salvato Rete 4. Dopo un consulto telefonico con il premier Berlusconi, Romani è poi tornato alla Camera con una nuova formulazione dell'emendamento, nella quale era stata cancellata la norma contestata (di fatto garantendo così, tuttavia, l'attuale attività di Rete4 in chiaro). La mossa ha cambiato l'andamento dei lavori dell'aula sul decreto, perchè Pd e Idv hanno posto fine all'ostruzionismo, pur mantenendo il giudizio negativo sulla nuova riformulazione dell'emendamento. A spingere il governo al ritiro dell'emendamento sono state una serie di valutazioni: la scarsa disciplina dei parlamentari in aula, con le vistose assenze; lo scarso tempo a disposizione prima della decadenza del decreto (8 giugno), quando manca ancora il passaggio in Senato; l'inopportunità di porre la prima fiducia della legislatura su un provvedimento sull'emittenza, con tutte le polemiche conseguenti. Le opposizioni hanno cantato vittoria, attribuendo alla fermezza del proprio ostruzionismo il passo indietro del governo. Giovanna Melandri, ministro ombra delle Comunicazioni, ha «rivendicato con orgoglio la battaglia parlamentare condivisa con Idv e Udc». «L'opposizione - ha commentato Veltroni - alla prima prova ha ottenuto un risultato importante: la legislatura sarà molto aperta». Insomma, le opposizioni escludono un nesso tra il ritiro della norma "salva Rete 4" e un atteggiamento più conciliante sul rinnovo del Cda della Rai, da effettuare con i meccanismi della legge Gasparri, come invece ha immaginato qualche esponente del centrodestra. Anzi, Melandri ha «sfidato» la maggioranza ad aprire un confronto proprio su una riforma di questi meccanismi. Dura la reazione del governo. «La sinistra prova a cantare vittoria ma non ce la fa, è stonata», ha detto Paolo Bonaiuti. «Nessun passo indietro», aggiunge Romani, che spiegando che «tecnicamente non cambia nulla», tuttavia annuncia che la norma verrà ripresentata presto in un altro provvedimento. Secondo Romani la giornata non costituisce una vittoria dell'opposizione, ma una «una mancata risposta dell'Italia a una richiesta dell'Europa» e la questione a suo avviso si riproporrà perchè l'Ue chiedeva tempi certi.