A Napoli Berlusconi ha preso il primo calcio in faccia. ...
Agli arresti sono finiti manager, funzionari di primo piano dello Stato, dirigenti amministrativi, si è adombrato persino il sospetto su un uomo integerrimo come il prefetto Alessandro Pansa (lo conosco bene, mano sul fuoco!). Non si è salvato nessuno. Non si doveva salvare nessuno. Le cronache raccontano di un'inchiesta vecchia di mesi e di provvedimenti che potevano essere presi molte settimane fa, o fra molte settimane. Invece no. Nelle ore in cui il governo riafferma la forza dello Stato e l'opposizione è d'accordo, il magistrato fa saltare il banco. Evitiamo la retorica e le ipocrisie. E' ovvio che l'azione penale è obbligatoria, è ovvio che il magistrato deve seguire i propri tempi. Il calcio in faccia napoletano, tuttavia, viene dato con una tempistica non casuale. Le conseguenze possono essere enormi. Immaginiamo i vertici dello Stato impegnati a Napoli. Penso a Bertolaso e Pansa. Con che animo si muoveranno d'ora in poi? Con quale forza imporranno il rispetto della legge a chi vorrà violarla? Solo in Italia i magistrati agiscono nell'indifferenza delle conseguenze politico-sociali e morali, pur essendo spesso il loro atteggiamento comprensibile solo con motivazioni politico-sociali e morali. Alcuni pensano che a questo punto a Napoli ci si può solo arrendere. Il calcio in faccia l'ha preso Berlusconi, ma il livido lo portiamo tutti quanti noi cittadini, prigionieri da anni di irriducibili signori di questa guerra fra apparati e politica. Qualcuno faccia capire che lo Stato è anche nostro. Soprattutto nostro. Giuseppe Caldarola