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Storace: «Tutta colpa del rettore»

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Francesco Storace

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E si scaglia contro il prorettore vicario dell'Ateneo romano, Luigi Frati, colpevole di aver revocato l'autorizzazione che il preside della facoltà di Lettere e Filosofia aveva dato a una conferenza sulle Foibe. È preoccupato per quello che sta accandendo a Roma negli ultimi giorni? «Se il rettore è incapace di garantire che un'istituzione consenta di far svolgere un convegno su una tragedia storica ricordata anche da una legge dello Stato, le lacrime sulla violenza, che va condannata, equivalgono alla commozione di cui è capace un coccodrillo». Tutta colpa del rettore o siamo di fronte a una spirale di violenza? «No, non credo. Gli scontri di ieri alla Sapienza sono un episodio grave su cui bisognerà fare chiarezza. Chi incendia il clima siede al vertice dell'Università e c'è chi ne approfitta, altro che storie». Resta il fatto che l'Università dovrebbe essere un luogo di dialogo e di cultura e non di regolamento di conti. «È vero. L'Ateneo romano è un luogo dove non ci sono le baracche rom, e che dovrebbe rappresentare il sapere, la cultura, la tolleranza. Invece a La Sapienza non ha potuto parlare nemmeno il Papa e si continua a negare il diritto di parola». Crede che i luoghi della cultura siano ostaggio di frange estreme? «Il veto posto allo svolgimento di un convegno sulle Foibe organizzato da Forza Nuova mi indigna e molto. Occorre intervenire e il sindaco Alemanno deve dare subito un segnale». In che senso? «Il primo cittadino deve fare in modo che l'Università non sia una zona franca. È il caso di proporre la convocazione di una seduta del consiglio comunale alla Sapienza, magari proprio sul tema della libertà e del rispetto delle idee altrui. O ci sarebbe un problema di ordine pubblico anche per i consiglieri comunali?». Ritiene ci sia una relazione tra l'elezione di Alemanno e gli ultimi episodi di violenza? «Assolutamente no. Sarebbe come affermare che quando era sindaco Veltroni era lui che proteggeva i delinquenti». Qualcuno ha il timore che si possa tornare agli anni bui degli scontri all'Università tra estremisti di destra e di sinistra. «No, ho vissuto in prima persona quel periodo e il clima era diverso. Qui siamo di fronte a risse da condannare. A prescindere da chi abbia cominciato». Si rischia di cadere in provocazioni? «Quando un'amministrazione non vuole patrocinare il Gay Pride lo fa perchè non ne condivide la manifestazione. Ma non per questo ne impedisce lo svolgimento».

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