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Sui rifiuti Veltroni insegue D'Alema

Veltroni

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Cosìbasta un piccolo movimento di Massimo D'Alema ed ecco, puntuale, arrivare la contromossa di Walter Veltroni. Dopotutto non è un mistero che il segretario non si fidi del collega di partito. Per questo ha cercato, invano, di coinvolgerlo nella gestione del Pd. Ma il lìder Maximo non ama ricoprire ruoli di secondo piano e ha preferito tenersi la mani libere dirottando tutte le energie sulla Fondazione Italianieuropei. Cosa che, ovviamente, non gli impedisce di occuparsi della politica quotidiana. Così, mentre disserta di democrazia e religione con Tzvetan Todorov e Charles Larmore, ecco dettare la linea del Pd sul tema dei rifiuti. «Temo ci si affidi in modo esclusivo all'uso della forza - aveva detto domenica concludendo una tre giorni a Marina Di Camerota -. Faccio appello alla calma affinché prevalga lo sforzo alla risoluzione dei problemi attraverso la ragionevole collaborazione delle amministrazioni locali». Parole che, ieri, sono state ripetute da Walter Veltroni. «Se si è presa questa determinazione - ha spiegato parlando da Ladispoli -, è chiaro che va rispettata, però, naturalmente, bisogna cercare di evitare l'uso della forza il più possibile». Per il leader del Pd «il problema si risolve con il senso di responsabilità di tutti. Ma perché si risolva si deve spezzare quello che è il filone principale di tutti gli atteggiamenti ideologici: dire di no perché la cosa riguarda me e il mio giardino». «Se non si rompe questo schema, se non si ristabilisce un principio di solidarietà - ha continuato - non c'è comunità che possa stare insieme. Quindi, insieme all'elemento della determinazione nel portare a compimento questo risultato bisogna che ci sia qualcosa che attiene alla cultura, al senso del vivere civile, ad uno spirito di comunità, che se si rompe, finisce per creare solo conflitti tra quartieri, regioni, etnie. Ed è l'inizio della fine». Insomma, se qualche giorno fa, davanti al decreto del governo, il segretario aveva parlato di «scelte ragionevoli» (soprattutto nella parte che riguarda la difesa dei siti di stoccaggio), oggi si mostra più tiepido. E l'impressione è che Veltroni non voglia farsi scavalcare in nessun modo da D'Alema che, lentamente, si sta trasformando in una vera e propria spina nel fianco. E non solo sui rifiuti. La Sinistra l'Arcobaleno, infatti, sembra molto interessata al dialogo con l'ex vicepremier. Dentro Rifondazione, ad esempio, sia Nichi Vendola che Franco Giordano tendono la mano. «Il bilancio del veltronismo è disastroso - dice al Messaggero il governatore pugliese - Se il riformismo è una variante dei temi proposti dalla destra è difficile incontrarsi. Con D'Alema e Bersani ci sono più punti di incontro». Sulla stessa lunghezza d'onda l'ex segretario. «L'americanizzazione della società italiana - commenta Giordano - ha prodotto un risultato drammatico per questo Paese, vale a dire un governo e una egemonia politico-culturale molto forte da parte della destra come mai prima. D'Alema e Bersani, oltre a prospettare una maggiore opposizione politica al governo Berlusconi, colgono un punto fermamente rilevante, riconoscere l'esistenza di un'area di sinistra e interrompere ogni tentativo di annessione sia sotto la forma del voto utile che dell'escamotage della legge elettorale». Ma le parole di Giordano e Vendola non piacciono alla componente del Prc che fa capo all'ex ministro Paolo Ferrero e che, a luglio, tenterà di strappare la segreteria ai bertinottiani. Poco male, visto che anche nel Pdci c'è chi applaude D'Alema. «Le riflessioni di D'Alema sono interessanti - ammette Emanuela Palermi -, ma la gran parte del Pd è chiusa nella roccaforte del proprio partito a meditare nuove leggi elettorali truffa. Così si fa solo un ulteriore regalo a Berlusconi». A tranquillizzare gli animi ci prova il dalemiano Nicola La Torre che assicura: «Il dibattito a sinistra viene seguito con grande attenzione da tutto il Pd». Chissà se anche Veltroni, ora, è tranquillo.

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