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Berlusconi piace ovunque, ora tenta Ahmadinejad

Ahmadinejad

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È stato così sui rifiuti, è stato così con il soccorso alla famiglia con la cancellazione dell'Ici, è stato così con la sicurezza. E sarà così anche sulla politica estera. Gli incontri internazionali, i summit saranno il tema della prossima settimana. A Roma infatti, da martedì 3 giugno a giovedì 5, si terrà il vertice della Fao per fare il punto sulla lotta alla fame nel mondo. In città arriveranno Capi di Stato e di governo e il premier si sta già preparando. Sta limando al meglio l'agenda degli incontri cercando di dare un filo logico. Potrebbe anche avere il primo incontro ufficiale con il Papa. Per ora di certo c'è solo che avrà un vertice con Hosni Mubarak, il presidente dell'Egitto. Con lui non sarà un semplice faccia a faccia, sarà un incontro approfondito con ministri al seguito. E già il fatto che il primo appuntamento da premier (quello con Putin fu un faccia a faccia privato, Berlusconi non era ancora capo del governo) sia con il leader di un Paese arabo segna una piccola svolta. Anche il Cavaliere in stile internazionale si vuole muovere con un approccio diverso, evitando battute come quelle del settembre 2001 quando a Berlino affermò che «l'Occidente deve avere la consapevolezza della superiorità della sua civiltà», facendo infuriare il mondo islamico e quello arabo. Si riparte da Mubarak. Per il resto l'agenda è abbastanza fluida. Ha chiesto di avere colloqui, ma si tratta solo di incontri e non di vertici bilaterali, il premier spagnolo Josè Luis Zapatero: per ora c'è un ok di massima. Quasi certo anche il faccia a faccia con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Per il resto è tutto in divenire. Berlusconi s'è riservato uno spazio in agenda, l'ha prenotato per sè. Ha dato via libera ai suoi collaboratori nei contatti con le diplomazie, d'altro canto avrà a disposizione anche un pranzo e una cena ufficiali nei quali potrà vedere tutti i leader mondiali assieme. Ma una casella è rimasta scoperta, non è escluso che possa vedere Mahmud Ahmadinejad. Già, proprio lui, l'uomo nero della diplomazia mondiale, il leader dell'asse del male. «Per ora non sappiamo se il presidente iraniano sarà a Roma, dunque non abbiamo richieste ufficiali di incontri», fanno sapere fonti vicine al premier italiano. Ma passi diplomatici sono già stati compiuti, almeno al livello di sondaggio. Tanto che all'ufficio di Berlusconi sono pronti all'eventualità. E lui? Berlusconi lo incontrerebbe? Al momento parrebbe improbabile, tanto che da Bruxelles il ministro degli Esteri ha fatto sapere che l'Italia è allineata con gli altri partner europei (Gran Bretagna e Germania in testa) sulla linea dura di Solana. Ma è anche vero che nelle ultime settimane l'Italia ha visto con soddisfazione i passi avanti fatti dalla Siria (il siluramento del numero due Hezbollah). Ha avallato l'accordo del nuovo presidente libanese Suleiman, visto che alla sua elezione era presente anche il capo della Farnesina. Ora attende che anche l'Iran esca allo scoperto. Insomma, Berlusconi vuole giocare un ruolo nuovo a livello internazionale, non vuole commettere errori e non vuole precludersi strade con l'islam. Non è un riposizionamento, piuttosto è un riequilibrio. Poi a metà giugno (il 12) vedrà George Bush.

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