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Ora D'Alema prepara il cortocircuito del Pd

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E lasciano trapelare, dietro la facciata di idillio con il segretario del Pd, un sensibile dissenso fra l'ex vicepremier e Veltroni. Il lìder Maximo parla di errori nella campagna elettorale e di «ingegneria sociale», delinea le caratteristiche del nuovo soggetto riformista, annuncia che la sua fondazione «Italianieuropei» provocherà un «cortocircuito» con i democratici. E si dice d'accordo con Walter solo sul fatto che non si può tornare all'Unione. L'intervento avviene al termine del seminario su «Religione e democrazia». D'Alema parla del rapporto tra la sua fondazione e il Pd. «Noi siamo collegati - spiega - al processo di costruzione del Pd, ma vogliamo dialogare in modo aperto con spazi che vanno al di là di questa realtà. Noi andremo avanti - aggiunge - non so che tipo di cortocircuito possiamo creare, la riflessione è ricca tanto più è feconda». Quindi accenna alla futura scommesa dei democratici: «È difficile pensare a un riformismo non mosso da valori, altrimenti sarà ingegneria sociale che non reggerà la sfida - avverte - Il riformismo deve suscitare passioni e muovere speranze. Noi dobbiamo non solo affermare la forza dei nostri principi ma restituire respiro a una politica in grado di governare le paure e costruire le condizioni per la convivenza» basata «sulla civiltà democratica, sui diritti umani e del lavoro». L'ex ministro degli Esteri ammette che «c'è una debolezza della politica come capacità di suscitare passioni e come debolezza di strumenti in grado di agire sulla realtà» e dopo molti anni «impegnati a decostruire» le vecchie ideologie, è per D'Alema giunto il momento «più che di mettere argini, di favorire affluenti», anche tornando a mettere in comunicazione cultura e politica. Proprio per questo ravvisa un errore nella conduzione della campagna elettorale del Pd, perché all'indomani del risultato del 13 e 14 aprile è emerso che c'è stato «un voto politico, se non di appartenenza, sicuramente identitario mosso da passioni e paure profonde e la destra ha saputo intercettarle in modo migliore». L'errore, secondo «Baffino», è stato quindi quello di rivolgersi «all'opinione pubblica come se fosse finito il voto di appartenenza e ci fosse soltanto il voto di opinione. Non era vero, forse lo era soltanto per una porzione». E se il Pd non ha vinto non è «per ignavia dei dirigenti» né perché si doveva alzare di più la voce, ma perché la risposta politica è debole. Dice di condividere la valutazione di Walter sul fatto che non si può tornare all'Unione, D'Alema. «Dopo l'esperienza del governo Prodi - sostiene - abbiamo verificato che quel tipo di alleanze non funziona e abbiamo scelto di andare liberi». Ma, aggiunge, criticando implicitamente la scelta veltroniana di correre da soli, «libertà non vuol dire isolamento».

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