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La Cgil fa autocritica: cambiamo i dirigenti

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Grandi manovre alla vigilia della Conferenza d'Organizzazione che ridisegnerà i nuovi assetti di vertice. Un acceso dibattito che fa dire a Solari, segretario nazionale Filt Cgil, che «la destra ha vinto perché culturalmente più immediata a dare risposte nel momento attuale, mentre il messaggio della sinistra è stato sempre duale». E Nicoletta Rocchi, segretaria Confederale, pur riconoscendo la difficoltà di costruire nuovi orizzonti, ha affermato che «il sindacato deve correre il rischio del cambiamento, perché sono maturi i tempi per scelte di discontinuità a partire da un progetto più avanzato di unitarietà con Cisl e Uil, passando per la riforma della contrattazione e il cambiamento degli stili organizzativi». Traduzione: disarticolare le ingessate categorie in grandi e nuovi aggregati del lavoro del pubblico impiego, dell'industria e dei servizi privati e attribuire maggiori spazi ai responsabili dei territori e di regioni. L'accento sul ricambio dei gruppi dirigenti che dia spazio a donne e giovani e alle future generazioni è stato il suo auspicio finale. «Un sindacato del futuro - dichiara Podda, segretario nazionale Funzione Pubblica - non può più muovere solo dal lavoro, oggi corporativo e frammentato. Le reti di protezione sociale, prima tutte interne al lavoro, non ci sono più. Sono all'esterno. Lì si trovano i giovani, i precari, le donne, i lavori, il welfare e per la loro rappresentazione il sindacato deve trovare un nuovo luogo, "la cittadinanza" e delineare nuove politiche, nuova confederalità e ricambio generazionale dei gruppi dirigenti». «A rischio è il superamento del sindacato - conclude - con cui già oggi la parte politica al governo non ha concertato, detassando per decreto gli straordinari».

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