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Cossiga: "Anche i pm sostengono Silvio"

Cossiga

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Presidente, ma perché ha questa certezza? «Vede, in Italia esiste l'Anm. Quello è il vero potere, il Csm è il braccio secolare dell'associazione magistrati». Addirittura? «Certo, di più: l'associazione magistrati è il più grande sindacato politico sindacale. Dovremmo dire che è la più grande lobby ma siamo buoni e diciamo sindacato». Ma perché sostiene che è il più grande sindacato? «Allora, io sono italiano, sardo e sassarese. Se andasse a Sassari e interrogasse i vecchi della città su quanto è potente Cossiga, questi glisserebbero. E alla fine le domanderebbero: ma Cossiga può arrestare?». E allora? «E allora io non posso arrestare, l'Anm sì. È l'unica associazione che può farlo». Perché pensa che andranno i magistrati stavolta non faranno la guerra a Berlusconi? «No, è lui che andrà d'accordo con loro. Non il contrario». E da che cosa lo desume? «Da quello che ha detto il bravissimo e intelligente ministro della Giustizia. Un democristiano figlio di democristiani. Giovane e colto. Il quale ha detto chiaramente che non si faranno riforme senza l'intesa con i magistrati. D'altro canto basta leggersi il programma del Pdl per rendersi conto che non si parla di separazione delle carriere e neppure di distinzione. Per questo presenterò un disegno di legge». Quale sarà la proposta? «La soppressione del ministero della Giustizia. Ma non del ministro, solo del ministero. Che, per rispetto alla Costituzione, resterà in vita come dicastero senza portafoglio. Per il resto sarà istituito un ufficio centrale della Giustizia presso la presidenza del Consiglio, a cui saranno affidate le competenza dell'ufficio grazie e dell'ufficio legislazione». E poi? «Il Dap e le carceri al ministero dell'Interno, dov'erano prima che il fascismo fece lo scambio con l'ufficio culto. E poi il bilancio, gli stipendi, gli immobili, il personale, tutto al Csm». Be', sarebbe una rivoluzione. «È così negli Usa. Mi sono fatto mandare i documenti, li ho studiati». Presidente, vuole sabotare il dialogo tra Berlusconi e Veltroni? «Quando la Costituente stava per decidere che "la magistratura è sovrana" ci fu un uomo che si alzò in piedi e protestò. Sa chi era». No, dica pure. «Palmiro Togliatti. Ogni tanto è meglio ricordarlo. E poi, guardi, sono venuti da me due senatori di Berlusconi e mi hanno detto: "Ma perché attacca il presidente dell'Anm, Luca Palamara. Quello è uno dei nostri, è berlusconiano"». Presidente, ma la politica può incidere sulla magistratura? «Le voglio raccontare un episodio. Quando ero presidente della Repubblica, si svolse una riunione tra i ministro e i procuratori generali europei. non ricordo bene se accadde a Bruxelles o ad Amsterdam, ma poco importa. Ebbene, i nostri furono avvicinati e gli fu detto loro: "Il governo ha messo a punto un bellissimo programma di gite per le mogli, potete accomodarvi anche voi". D'altro canto il procuratore generale ha il potere di ordinare l'azione penale? O di non ordinarla? O di ritirarla? No. Non parliamo poi del ministro». La sicurezza e l'ordine pubblico sono il punto centrale dell'azione di questo governo. Può governare Berlusconi se i pm si mettono di traverso? «Non mi parli di Maroni. Altrimenti devo usare parole che le procurerebbero sicuramente una querela. Lui era molto vicino a un'organizzazione di estrema sinistra. A differenza di Curcio, Gallinari e me non ha mai rischiato la vita e il culo. Non ha mai rischiato di essere ucciso. Per quanto mi riguarda c'hanno provato, non le Br ma i Nar». Anche sulla questione dei rifiuti l'azione giudiziaria sarà fondamentale. «No, basterebbe fare quello che ho consigliato a Bertolaso. Buttare la monnezza nel Vesuvio». Dietro le proteste sono tornati personaggi che sembravano dimenticati, come Oreste Scalzone... «Non tocchi Scalzone che è mio amico». Ha visto il film «Il Divo»? «Essendo un ufficiale della Marina reggo molto bene mare e nella mia vita ho vomitato solo due volte. La prima quando a casa di Altissimo vidi i funerali di Giovanni Falcone, grande amico di Mannino tanto da essere ad un passo dal diventare senatore Dc. E vidi tutti quei magistrati che gli avevano fatto la guerra. La seconda volta fu quando ascoltai la requisitoria contro Andreotti nell'omicidio Pecorelli». E che c'entra con il film premiato a Cannes? «Non voglio vomitare una terza volta».

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