Fabio Perugia [email protected] La strada è lunga, ma ...
Certo, difficile aspettarsi aperture da parte del centrosinistra. L'opinione più diffusa, dai Verdi al Pd, è sintetizzabile in una battuta di Ermete Realacci: «Un sito per la prima centrale? Arcore sarebbe un posto perfetto». Ma intanto i dati dicono che nel Paese cresce la voglia di nucleare. E non solo tra gli addetti ai lavori. L'Osservatorio Scienza e Società spiega che il numero degli italiani che vedono con favore il ritorno all'energia nucleare è aumentato sensibilmente, passando dal 22,1% del 2003 al 36,6% di fine 2007. Mentre i contrari sono sempre più in calo: dal 56% scendono al 38,3%. Insomma, gli italiani stanno prendendo confidenza con il progetto annunciato dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Il sì arriva dalla maggioranza degli investitori, scienziati e ricercatori. Anche i sindacati, con la Cisl di Raffaele Bonanni in testa, sono pronti a partire. Ma sono i tempi e i costi i due nodi da sciogliere. Le centrali nucleari efficienti in termini di sicurezza quelle di quarta generazione. Vale a dire: se si presenta un incidente la centrale si spegne. Per queste, e per affinare la tecnologia che le rende funzionante, ci vorranno ancora anni. Il «Generation IV International Forum», al quale partecipa anche l'Italia, prevede un programma di rilancio del nucleare che produrrà un prototipo di quarta generazione entro il 2020. Dunque non saranno tempi brevissimi. Intanto l'Italia continuerà a utilizzare energia nucleare per circa il 15% del fabbisogno nazionale, come fa ormai da anni. In pratica, per avere la stessa percentuale di produzione interna servirebbero 4 o 5 centrali nucleari di terza generazione. Ma i risparmi sarebbero notevoli: con il petrolio a cento dollari, infatti, 1 megawatt prodotto da nucleare costa tra i 20 e i 25 euro, contro gli 80 del petrolio. Nessuna certezza sulla localizzazione: si sa che le zone a bassa sismicità, costiere o in riva a grandi corsi d'acqua, per il raffreddamento, vicine ad una rete elettrica. Oggi, tra le aziende italiane, l'Enel è quella più impegnata sul campo con il 12% di sviluppo su tutta la propria produzione energetica. Dall'Unione europea non dovrebbe arrivare nessun impedimento nella realizzazione del programma. Solo due regole: massima sicurezza e corretta politica di gestione delle scorie.