L'Italia riapre al nucleare

 Efissa un calendario serrato: già tra cinque anni, entro il 2013, i cantieri delle centrali atomiche saranno aperti. Parola del ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, che coglie l'occasione dell'assemblea di Confindustria e prende al volo l'invito della neo presidente Emma Marcegaglia a riaprire gli investimenti nel settore. «Entro la fine della legislatura, sarà posta la prima pietra di un gruppo di centrali di nuova generazione», dice il ministro, ricevendo gli applausi degli imprenditori. Gli operatori, Enel ed Eni in prima linea, rispondono al volo: «Noi siamo pronti». E, anche se per veder prodotto il primo chilowattora di elettricità servono, una volta avviati i lavori, altri 4 anni e mezzo, l'Italia rientra nel settore. Settore che vede in Europa circa il 35% della luce consumata dal vecchio continente provenire dall'atomo e nel quale sono presenti, in varia misura, quasi tutti i principali partner, Francia e Germania in prima linea. Scajola, avverte che l'Italia ha bisogno di una svolta in materia energetica da «affrontare con estrema risolutezza e senso di responsabilità». Largo quindi all'atomo, perché, spiega il ministro, «solo gli impianti nucleari consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente». A più di vent'anni dal referendum che l'aveva abrogata, si riapre la strada mentre - come facilmente ipotizzabile - gli ambientalisti insorgono e si preparano e ricreare quel fronte del «no grazie» che fece epoca alla fine degli anni '80. «Non è più eludibile un piano di azione per il ritorno al nucleare», sottolinea Scajola, annunciando che «onoreremo con convinzione e determinazione l'impegno assunto dal premier Silvio Berlusconi: entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione di una centrale nucleare di nuova generazione». La scadenza è al 2013, una data entro la quale, secondo il ministro, sarà necessario «ricostruire competenze e istituzioni di presidio, formando la necessaria filiera imprenditoriale e tecnica e prevedendo soluzioni credibili per i rifiuti radioattivi». Parole che hanno immediatamente scatenato la reazione, dura, degli ambientalisti: «L'energia prodotta dall'atomo è più costosa delle altre fonti e non ha fatto passi avanti in termini di sicurezza», ribatte Legambiente e Greenpeace Italia rincara la dose: «Riaprire il nucleare è inaccettabile» e «questo annuncio suona come una dichiarazione di guerra». E mentre tutto il Pdl plaude alle parole di Scajola, il centrosinistra fa muro: «Il nucleare è una scelta sbagliata perchè è antieconomica, vecchia e pericolosa», spiega Angelo Bolelli dei Verdi, mentre per il ministro ombra per l'Ambiente del Pd, Ermete Realacci, «pensare di portare in cinque anni il nucleare in Italia è qualcosa di ideologico, una battaglia come quella per l'articolo 18, che sappiamo come è andata a finire».